Se non ci provi hai Perso ancora Prima di Partire !!!
E se arrivi in fondo, hai Vinto Sempre e Comunque.

Beppe GM & Gert dal Pozzo

martedì 5 luglio 2011

Sperimentando KHARHU shoes

Il male al tendine achilleo oramai la fà da padrone assoluto del campo, morale si corre sempre con dolore costante, un classico purtroppo… il male diventa storia stabile e cronicizza.

Quindi bando alle ciance e alle lamentele i miei allenamenti e le mie gare sono fatte di dolore sempre presente che può essere accettabile, ma anche così forte da fermarsi, dico questo e lo racconto perchè ho provato ancora una volta a cambiare scarpe, fidandomi di chi ha più esperienza di me, nel mio caso un negoziante modenese che mi ha consigliato un paio di scarpe da strada che è un pò che avevo adocchiato…. queste




Karhu test,

Ho fatto il primo allenamento un tapascio progressivo, partenza lentissima per scaldare il tallone infiammato e via sempre in crescendo fino a scoppiare in tutto quasi 13 km finiti a 4e40 il massimo a me consentito.

Peso dichiarato 283 grammi molto leggere e si sentono adatte ad un runner leggero, non me insomma, ed invece la sensazione è a dir poco eccezionale il tallone è libero dalla classica conchiglia quindi nessun sfregamento inutile e infiammante, poi il baricentro della scarpa è molto avanzato e questo comporta una corsa sull’avampiede anzichè sul tallone.

Il tallone è svasato leggermente obliquo in modo che l’appoggio sul tallone è ritardato… insomma tutto studiato per scaricare i tendini, per ora un’ottima sensazione da 10 e lode vedremo il proseguo con l’accumulo dei km vi dirò se funzionano veramente.

Domenica prossima Ecomaratona del Ventasso la mia seconda volta…. vi racconterò, naturalmente per sentieri si correrà con altre scarpe piu' idonee per sentieri.

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Ciao a presto tra i boschi.

Dante

martedì 7 giugno 2011

IL MIO INDIMENTICABILE “MALANDRINO”

Era iniziata male questa avventura, mai come stavolta in partenza le sensazioni erano così “nere” l’ultimo test per provare il tendine non mi aveva convinto, solo dopo 10 km l’ infiammazione aveva iniziato a dire la sua e a far male, sapere che di km ne devi fare 70 + la sciocchezza dei 5000 metri D+ mi faceva pensare al peggio.

Partiamo sabato pomeriggio, io Mauro e Agno in arrivo da Parma, faremo la strada fino a Prato assieme in un’unica macchina invece la Crucca ritirerà ciò che resta di noi all’Abetone per riportarci poi a Prato.

Al ritiro pettorali ci accoglie un accurato controllo degli zaini e del materiale obbligatorio, tutt’ attorno è un brulicare di Malandrini e Malandrine all’opera, questa gara è in linea ed affronta tratti di sentiero su un crinale tosto che io in parte conosco già e la parte che conosco io è la meno difficile e non nascondo che per me questo è fonte di preoccupazione temo i sentieri stretti di montagna ho da sempre paura del vuoto.

La partenza a mezzanotte fà quasi “avventura” da sola, ma ha il difetto di lasciarti un’ enormità di tempo da riempire, cè chi riesce anche a dormire, ma i piu’ sono persi in chiacchiere e ultimi preparativi.

Mi sono preso due paia di scarpe e dopo avere attentamente valutato quelle da mettere ho scelto il terzo paio Sorrisoquelle che da qualche ora avevo ai piedi e che a ben pensarci non mi facevano scatenare il male al tendine le mie vecchie “CASCADIA” e sarà un’ ottima scelta.

Poi finalmente ci troviamo tutti sotto il gonfiabile nel parco di Galceti dove i pratesi di passaggio ci guardano incuriositi, si chiedono chi sono quel branco di scalmanati con zaino e luce in fronte che si vedono in giro per il parco e quando lo imparano non ci vogliono credere a piedi fino all’Abetone !!!! Già prima di partire io e Mauro ci guardiamo in faccia e ci chiediamo quale sarà mai quell’insano meccanismo mentale che ha innescato questa fantastica follia, la risposta la conosciamo, l’avventura la voglia di mettersi in gioco vedere cosa c’è più in là del proprio limite… abbiamo avuto il tempo di riflettere, durante il nostro lungo viaggio, su quanto sia incredibile il corpo umano ed io aggiungo e mi stupisco di quanto sia incredibile il MIO corpo umano che ha voglia di lottare e spingermi accompagnandomi in queste incredibili fatiche.

Ore 24 e un colpo di pistola sparato dal babbo di tutti i malandrini il toscanaccio ricciolone detto Kappadocio dà il via alle danze e tra urla liberatorie si parte verso la meta, ho ancora la frontale spenta. vivo di luce altrui e mi colpisce vedere che in soli 1000 metri scarsi dal via là davanti cè già chi mi ha staccato di 300 metri abbondanti è la gara dei primi i “NON UMANI”.

Poi si inizia a salire verso la collina di Prato conosco la strada già fatta nel mitico TA notturno, procediamo serrati in gruppo, tutti più o meno alla stessa velocità in fila indiana affrontiamo il primo dei tanti single track che troveremo da qui innanzi io stò con Paolo Mauro è in forma smagliante ha un altro passo e presto lo perderemo di vista.

Arriviamo in vetta al primo monte “Le coste” dove sorge il mausoleo Malaparte già sotto la vista si apre su Prato e le sue mille luci stò bene è una notte fresca mi sono messo i manicotti dono dei Malandrini che fanno egregiamente il loro lavoro, mi guardo gli zaini degli altri e sono tutti enormemente più piccoli del mio, ma perchè ? Il mio è sempre strapieno e quello degli altri no, prima o poi capirò dove sbaglio.

Arriviamo sulla Collina di Schignano al primo ristoro dove il mitico Rundi dirige le operazioni, ci salutiamo allegramente e via si riparte, ben presto arriviamo ai piedi della salita dello Javello la prima vera asperità che dal 6/7 km ci porterà in quota al 15 km questa è una salita che fà del male, ma tutto fila incredibilmente liscio si và su in fila indiana io mi attacco alla Raffaella ragazza ben piu’ brava di me tiene un bel passo costante e deciso mi piace (il passo naturalmente Sorriso ) lei non lo sà e forse non lo saprà mai, ma sul Javello mi ha permesso di centrare perfettamente il ritmo e mi bevo il salitone quasi senza fatica unico neo… il tendine inizia a incazzarsi è la salita.

Poi la prima discesona “Le Cavallaie” due parole per dire che il balisaggio di questo traill è stratosferico bravissimi, ma bravo in particolare il Malandrino Gaggio che ha montato il tutto, ogni deviazione è segnalata da triangolini fosforescenti con il vertice girato verso la direzione da prendere ed inoltre in alcuni tratti ritenuti pericolosi il sentiero era illuminato da potenti luci bianche … un plauso agli organizzatori e alle loro facce stanche, hanno lavorato con tanta serietà e il risultato si è visto, eccome se si è visto.

Vivere un bosco di notte è fantastico ed attraversarlo correndo ancor di più, ma occorre massima concentrazione, bisogna prestare attenzione a dove si mettono i piedi il primo a cadere è Paolo che per fortuna ha riflessi da gatto e mette le mani avanti riducendo al minimo i danni, poco dopo incontriamo anche Mauro reduce da un discreto ruzzolone che decide saggiamente di correre in discesa piu’ piano e di mettersi al nostro passo almeno fino a quando non ci si vede.

Arriviamo a Cascina di Spedaletto non prima di aver sudato sulla salita dello Straccalasino siamo in forma e in anticipo di un’ora sul cancello sono le 4 di mattina e abbiamo corso per 21 km a parte il male al retro tallone và tutto bene ci spariamo un bel pò di cibo solido riempiamo il camel bag e via la strada lè lunga.

Con una serie infinita di saliscendi arriviamo al terzo ristoro a Collina di Pistoia … il male è continuo, sono indeciso sul da farsi sembra un dolore stabilizzato che si potrebbe quasi controllare… confinare…. riesco a correre ancora discretamente sciolto ho mille dubbi la testa direbbe fermati a Pracchia il cuore sarebbe lassù sul crinale dovrò decidermi presto, al ristoro un addetto ci comunica che il crinale sarà chiuso per ragioni meteo si farà una deviazione che porta 7 km in piu’ di strada, notizia funerea … io ad essere sincero sono quasi contento a me quel crinale fà cagare addosso.

L’alba sbuca improvvisa e il bosco si risveglia, il canto degli uccellini diurni risuona tra gli alberi cambiano i rumori è una magia che si rinnova e stavolta i sono lì a godermi lo spuntare del sole lentamente laggiu’ tra le colline è un’iniezione di fiducia ed è il momento di spegnere le frontali.

Arriviamo a Pracchia e ci troviamo circondati da decine di atleti che si stanno preparando alla gara gemella la Malandrinata, in pratica l’intera seconda parte della lunga 35 km partiranno alle 8e30.

Io ho deciso tiro dritto, trovo anche il Beppe che sta lentamente recuperando il suo infortunio scambiamo due parole mi incoraggia e mi sprona e il suo sorriso mi spinge ancor più ad andare avanti, via si riparte ora lo sappiamo bene….. i giochi si faranno duri.

Imbocchiamo il sentiero 33 ed inizia una salita dura che non lascia respiro, sono grossomodo 10 km tra boschi da favola e faggete incredibili la fatica si inizia a sentire , ma oramai la strada è imboccata e siamo arrivati al punto in cui si perde il fisico, ma subentra la testa …quella dura, ostinata e chiunque abbia fatto trail sa cosa voglio dire, si arriva a vivere in una specie di bolla dove ci sei tu e la tua fatica e non senti piu’ nessun dolore e ti godi il tuo momento magico fatto di odori di bosco di positività, e si và avanti un passo e un’altro ancora, avendo già la consapevolezza che si arriverà in fondo.

Ad un certo punto alle spalle uno scalpiccio è il primo della malandrinata Matteo Ghezzi … non è un umano è impossibile la salita è almeno un 30% e questo corre mi affianca e con un sorriso a 32 denti mi dice buongiorno e scompare all’ orizzonte così come è arrivato … e vabbè proprio un’ altra storia, per la cronaca l’ultimo dei malandrini “corti” ci supererà a 2 km dall’arrivo in pratica ci hanno superato tutti, escluso naturalmente i tanti ritirati e fermati ai vari cancelli che mi dicono sono stati tantissimi.

Arriviamo al Rifugio del Montanaro dopo un’interminabile fatica tanti i trailers con la faccia stanca a spararsi pane abbrustolito condito con ottimo olio pomodoro, mi sparo tre bicchieri di coca cola ci cambiamo e via abiti asciutti altra storia da qua in avanti non troveremo più nessun albero fino all’arrivo, imbocchiamo il sentiero 00 e iniziamo a percorrere un sentiero obbligato su un fantastico crinale che ci porterà in un paesaggio da sogno fino al lontanissimo Passo del Cancellino oramai sono piu’ di 12 ore che siamo sulle gambe e ancora si corre in discesa discretamente , finalmente davanti a noi il rifugio Duca degli Abruzzi.

Laggiù lontano il famigerato crinale il gran finale, il cuore batte forte devo vincere la paura non posso perdermi questa cosa… non esiste, arriviamo alla Croce Arcana penultimo ristoro ore 12e30 abbiamo 1 ora e mezza di vantaggio sul cancello, ma là in fondo incombono le nubi nere minacciose il Kappadocio e Rundi radio in mano sono in collegamento col soccorso alpino e il CAI.

Il Kappa mi guarda e mi chiede come vanno le gambe, “Perfette “ rispondo io “ E allora fatti stò crinale e vedi di arrivare all’Abetone” e si riparte di corsa il dado è tratto corriamo e Mauro urla “Ora Dante noi si aggredisce stò cazzo di crinale”, evidentemente il crinale era ancora la via per l’arrivo e le notizie arrivate non erano corrette.

Noi tre saremo gli ultimi a passare il cancello sarà chiuso in anticipo causa pericolo maltempo, saranno tanti i delusi, ma penso sia giusto così… chi ha la competenza e la responsabilità deve decidere ed io avrei accettato seppur a malincuore qualsiasi stop, anche perchè è la mia vita che rischio in cresta se arriva il maltempo per davvero.

Ed è subito di nuovo salita Cima Tauffi poi finalmente il vero crinale … favoloso essere lassù e guardarsi attorno Mauro è in gamba sa de miei problemi e mi fà da chioccia, per ora vado bene il sentiero è stretto e a destra e a sinistra il pendio è fortemente in pendenza, ma riesco ad allontanare la paura cammino spedito e finalmente mi godo il panorama, a sinistra le nuvole nere incombono e risalgono verso la cima il vento è calato e questo aumenta la preoccupazione.

E ancora si va sù… azzo… il Malandrino Ricciolone micca scherzava, qua lè dura davvero, arriviamo alla discesa dell’Omo Morto, apperò bella discesetta dall’appoggio sdrucciolevole fortuna che si gira al largo, finalmente il punto critico la parte esposta che non mi fà dormire la notte ci sono un bel gruppo di volontari, tiro fuori gli attributi e via quasi in scioltezza….. quasi in scioltezza, diciamo con postura un po’ curva poi ancora 50 metri un po’ complessi e via… ho sconfitto il mio Demone e vinto la paura sono stanco, ma al settimo cielo.

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Lassù il Monte Rotondo la cima piu’ alta del Libro Aperto è una salita quasi verticale mi prendo un attimo di respiro sono nel punto più alto mi siedo girandomi verso valle, capisco perchè a Beppe gli luccicano gli occhi quando parla di questo sentiero la vista è incredibile si vede la traccia del crinale che si perde laggiù, è favoloso ed è tutto sentiero che abbiamo pestato semplicemente fantastico.

Il resto è solo gioia e stanchezza e soprattutto discesa, finalmente discesa verso l’ Abetone ci raggiungono le scope che liberate dagli ultimi atleti fermati dai cancelli hanno spinto sul gas, il mitico Antonio un ragazzo fortissimo grande atleta e bella persona e Massimo con Donatella scopa della Malandrinata ci viene incontro anche Nikos e tutti assieme corriamo fin sotto il gonfiabile della piazza tra urla di festa e incitamento…. bellissimo… gli ultimi accolti come i primi …. 16 ore e 28 minuti di emozioni forti per chiudere una gara che a mio parere è la piu’ dura e difficile che io abbia mai fatto, per la cronaca 5 minuti dopo il nostro arrivo si scatenerà un autentico inferno d’acqua, se questo fosse capitato in cresta in testa agli ultimissimi stanchi atleti sarebbero stati dolori, sia per chi correva, ma anche per le scope e i vari volontari appollaiati sulla montagna.

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Ed anche il Malandrino se ne è andato con le sue paure e tutto ora sarà solo ricordo emozioni messe in archivio pronte ad essere ripescate per inumidire gli occhi e far battere il cuore.

Alla prossima corsa… la piu’ bella di tutte

Dante

lunedì 2 maggio 2011

Abbots way 2011

Iniziamo così perché è bello e lo è talmente tanto che ogni volta lacrima l’occhio.

Abbots

L’ arrivo a Bobbio  assieme all’amico Gaggio ed alla mia sinistra Antonio 2° nella classifica finale tappa doppia  che mi ha fatto l’onore di accompagnarmi al traguardo …. semplicemente un grande, alla destra di Gaggio l’amico Rundiamo che ha stretto i denti ed ha corso la sua frazione nonostante gli acciacchi … grandissimo anche lui.

Finisher !!!  Già… 65 km al sabato + 60 km alla domenica 125 km da Pontremoli a Bobbio in un continuo vortice di emozioni 22 ore 52 minuti e 14 secondi di… pensieri… sensazioni estreme…. sconforto… gioia…. tutto questo regala questo incredibile sport che fà conoscere ogni volta persone nuove e  che ogni volta ti fà guardare dentro, spremendoti lasciandoti alla fine sin quasi inebetito, stravolto, ma conscio di aver partecipato a qualcosa di grande.

Arriviamo a Pontremoli al Venerdì sera partecipando al rito del ritiro del pettorale con annesso pacco gara, il paese è già un fermento di trailers affaccendati nella ricerca di un locale dove rifinire il pieno di carboidrati.

Dopo essere stati respinti malamente da svariati locali troviamo una miserrima pizzeria …meglio che niente i gestori ci fanno capire che loro alle 21 vogliono chiudere, ma se proprio dobbiamo insistere nel rompere le balle un qualche tralcio di pizza ce lo danno, mamma mia manco gli avessimo chiesto di mangiare agratis , mah !!!

Comunque arriviamo belli stanchi ad occupare la nostra camerata nel bellissimo seminario di Pontremoli …. una salita micidiale con borsoni enormi (ognuno di noi puo’ vestire almeno tre atleti sia in tenuta invernale che estiva)  dormiamo in 8 in una stanza, Parmigiani e Bolognesi uniti in questa fantastica avventura… naturalmente russerò tutta notte allietando le poche ore di sonno che ci restano.

Sveglia ore 4e30 ritrovo ore 5e30 partenza ore 6 del sabato mattina ognuno con la sua meta… per me Paolo Agnos, Mauro, sarà tappa doppia da 65 + 60,  Riccardo abbinato ad un altro amico parmense il corsaiolo Federico uno che corre forte, Crucca in coppia con Giovanni, Fausto assieme a Roberto canoista estremo di Borgotaro appena conosciuto e accoppiato da Elio l’organizzatore, faranno la Twin team dividendosi a meta’ le due tappe che io faro’ per intero… decisamente la loro gara è piu’ umana.

La mattina nel buio della piazza siamo tutti lì in attesa del via…. gli ULTRAMAN della tirata unica 125 km senza fermarsi e noialtri ognuno immerso negli ultimi preparativi.

partenza

Foto del malandrino Fedele

Sono talmente sparso e affascinato da tutta la coreografia che accompagna queste gare che il via arriva all’improvviso e mi coglie di sorpresa non c’è più tempo di pensare si deve pedalare e via.

Dopo una breve corsa su asfalto con tanto di ingorgo da traffico presso un campo tiro con l’arco, iniziamo la salita verso la cresta del “Borgallo” in mezzo ad un bosco appenninico da favola.

salita al Borgallo

Poi la cresta, bellissima l’ ho tovata l’anno scorso in mezzo alle nebbie, la ritrovo con la stessa nebbia abbarbicata alla cima dello stretto sentiero splendido che ci porterà in una veloce discesa di  qualche km a Borgotaro, sto correndo e camminando (soprattutto camminando) con Paolo  Agnos amico parmigiano, lui ha qualche problema con lo stomaco, ma è più veloce di me sicuro e infatti dopo il ristoro di Borgotaro allunga il passo ed io saggiamente lo lascio andare.

Da Borgotaro a Bardi per me è tappa nuova il team twin dell’anno scorso con Fausto, mi aveva fatto conoscere solo le prime due mezze tappe sò che la seconda metà dei 65 km sono più duri … ma porca vacca così duri no…  non me li aspettavo strappi tosti non la dolce salita dei primi trenta km.

Faccio amicizia con Andrea Salernitano Doc, gran compagno d’avventura è un pò in difficoltà per una mezza contrattura guadagnata contro un qualche ostacolo naturale tra i tanti che il ricco menù Abbots offre, sarà il compagno perfetto per far scorrere i km che mancano a Bardi.

La discesa che arriva  al ponte di Bardi è veramente impegnativa almeno 2 km di single treck che assolutamente non si possono camminare per la forte pendenza  bisogna correre per forza, ora il castello lassù l’ultimo strappo e l’arrivo…. ed i primi 60 km sono andati, il tempo per un saluto ad Andrea un in bocca al lupo per i suoi 125 km e via sotto una doccia in palestra… sono stanco, ma non in maniera così drastica e definitiva mi fà male un pò tutto, ho solo bisogno di raffreddare i motori e pensare se è il caso di mettere dentro i successivi 60 km che mancano.

La sera si mangia in quel di Ponte Lecca tutti assieme, il  gruppo dei toscani Rundi, Fedele Gaggio il reggiano Nikos che ha un passo camminato da paura in pratica và piu’veloce di me camminando se si mette a correre un domani passa sopra a tanti garantito.

Rundi malandrino DOC zoppica i tendini infiammati…. conosco il problema è avvilito domani ha deciso di non correre, mi dispiace, Gaggio è indeciso ha fatto i suoi primi 65 km non ha voglia di farsi gli altri 60 dovrò fargli cambiare idea.

Vado a letto stanco ed anche un pò dolorante domani mattina la vedo durissima.

2° tappa.

Ci troviamo davanti al Castello che per questa edizione è no-limits chissà perchè forse sporcavamo ? Mah !

Ho male ai tendini e pessime sensazioni sono decisamente arrugginito, ci provo, ma sono poco convinto … partiamo come al solito di corsa attraversiamo il paese e iniziamo  a salire verso il monte Lama e la sua croce sono da subito in piacevolissima compagnia Stefania, che di solito mi passa sopra, ha male ai legamenti del ginocchio ed è costretta a gestirsi passo breve cioè il mio  Sorriso ci sono Gaggio e Fedele malandrini inside tutti in fila verso la cresta, la salita inpenna e velocemente arriviamo al pianoro   che già conosco quello della ECO della Valdarda favoloso pratone appenninico con cavalli al pascolo e panorami mozzafiato.

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Che spettacolo i cavalli  sono bellissimi e i puledrini curiosi si fanno incontro ai bipedi che camminano, bisognerebbe fermarsi e lasciarsi andare a qualche ora di riposo e contemplazione.

Malandrini al pascolo crinale Monte Lama  Abbots way 2011

Fedele e il Gaggio si godono il momento…. ohhh, ma quanto bello è sto trail.

Poi una veloce discesa ci porta al ristoro dei 15 km dove troviamo il Rundi e Nikos che ci fanno il tifo, ripartiamo verso Farini solo Gaggi che in discesa si diverte a mollare è sparito oramai è 10 minuti  avanti a noi-

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La discesa del Lama

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E si procede alternando cammino e corsa poi a 5 km dal cambio dei Twin di Farini la Stefania trova nuove risorse e trovato l’ assetto meno doloroso parte per dare il prima possibile il cambio alla Barbarella socia in attesa…. che tosta Stefania.

Fedele è un pò abbacchiato sapere che l’avventura in twin non sarà completata gli pesa pensa al suo compagno in borghese costretto a saltare ed invece no… a Farino sorpresona !!

Rundi in assetto da guerra parte tra gli incitamenti di tutti grande il malandrino. e grande Fedele era contento come un bimbo per il suo compagno ritrovato.

Veloce pit stop se mi fermo si raffredda il motore e non si parte più, Fausto e Giovanni che hanno già fatto partire i loro gemelli mi chiedono se me la sento… e me la sento si faccio due versi al Gaggio che sta “gaggiando” da qualche parte e via verso il ponte gobbo sono gli ultimi 30 cosa vuoi che siano Sorriso

Sono solo un pò duretti salita continua sino alla sella finale lassù che ci aspetta.

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Questa la foto di Fedele che ci ha accompagnato trovandosi in tutti i ristori.

E su sempre su fino alla oramai famosa Sella dei Generali

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Mamma mia…. un crinale largo con vista mozzafiato dietro tutte le montagne appena scavallate si dovrebbe correre …. si dovrebbe… lascio che Gaggio vada stà bene e la vista a destra là in fondo del mitico ristoro degli alpini, col loro celeberrimo minestrone, mi restituisce energia positiva …. incredibile 110 km mai una crisi seria inizio ad avere vibrazioni da finisher.

Mi scaraffo un piattone verduresco e mi trascino dietro il Gaggio che starebbe lì fino a stasera, ma mancano 15 km micca brustolini…. iniziamo a scendere in discesa Gaggio và via bello sciolto giusto così ha molta più gamba io devo limare non eccedere .

Alterno passo e corsa in discesa ancora abbastanza sciolto, altri volontari, tutti fantastici ben posizionati, organizzazione da dieci lode tutto perfetto, mi dicono solo 10 km evvai incontro un altro runner incredibile tappa unica ancora in giro tra l’altro fresco avrà dormito molto … non ho il coraggio di chiedere, poi un altro con un errore sul percorso di 13 km fatti in più naturalmente … imbufalito.

Ultimo ristoro frazione di Colli mi dicono 2 km di salita poi la famosa picchiata verso Bobbio me l’ha racconta  il mitico Beppe l’anno scorso ricordo bene le parole “paurosa da far con le gambe stanche” e se vale per lui ancor di più vale per me.

Poi la sorpresa giro attorno all’ ennesimo caseggiato e mi ritrovo un losco figuro che cammina zoppo e “chillè costui” azzo …. il Gaggio in evidente difficoltà e no porca vacca no…. cerco di spingerlo a  non desistere, ma di quel passettino ad arrivare ci si mette ore, addirittura si sdraia a terra, ha una coscia che balla da sola impressionante la mamma di tutti i crampi.

Poi improvvisamente appare là sotto lui…. Bobbio porca vacca che iniezione di adrenalina come bere 1 litro di caffeina… Gaggio ha male, ma non posso lasciarlo lì…. non esiste… lo tiro sù e lo incito con una marea di incoraggiamenti e gli devo avere rotto talmente i maroni che ci prova… gli dico “magari a correre fà meno male che a camminare” e qui il Malandrino Gaggio Gaggioli dimostra di che pasta è fatto, si fionda giù per la stretta pietraia , davanti a me ed io dietro a spronarlo corriamo per almeno un paio di km.

Fino alla fine di questo incredibile single treck spaccagambe, e dire gambe è parola grossa, rifiatiamo e corriamo sul mitico Ponte Gobbo…. ci sarà ancora il gonfiabile ? Percorriamo un paio di vie  e finalmente vediamo l’ultima stretta curva appena girato l’angolo Gaggio mi la mano … laggiù il gonfiabile e improvvisamente urla da stadio, ma per chi ? Per noi ?

Sì erano tutti lì toscanacci, parmensi, le socie la Crucca Giovanni tutti lì ad urlare per noi …. una gioia che si fà fatica a raccontare da quanto è intensa, mi vedo arrivare incontro Antonio che mi accompagna verso l’arrivo il 2° arrivato che festeggia gli ultimi tapascioni e Rundi che prende la mano del compagno malandrino….. mi sono commosso…. vacca boia se mi sono commosso… un arrivo così ti rimane piantato dentro tutta una vita … e Armando ed Elio con due facce da sonno incredibili…. stanchissimi, ma gli si legge dentro l’orgoglio  di chi sà di aver gestito la “gara perfetta” .

E finisce così quella che per me è stata una gara incredibilmente favolosa, dove tutto è andato bene…. ma che bello che è questo sport ragazzi ed io lo correrò finchè ne avrò forza.

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Buone corse tra i boschi

Dante

venerdì 22 aprile 2011

Malandrino By Night - 22 Aprile



un brivido freddo corre lungo la schiena......

...... gocce di sudore imperlano la fronte

ho aperto la porta sul lato oscuro dell'appennino.....

..... nulla sarà più come prima....



Se sarò ancora vivo..... vi racconterò




lunedì 11 aprile 2011

Traversata dei Colli Euganei 10 Aprile 2011

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Partiamo dal fondo, quest’anno addirittura il diploma questa classicissima del trail alla sua 27° edizione se mi ha regalato sensazioni fantastiche la prima volta, ma la seconda è riuscita andare oltre.

Edizione “secca” meravigliando l’esercito dei trailers, quest’anno madre natura non innaffia il percorso, dopo alcuni anni di fango (tre consecutivi) la pallina della roulette si ferma su caldo e terreno duro e compatto.

La giornata di Sabato ci accoglie con punte di temperatura oltre i 30 gradi, c’è di che temere il peggio, ed invece la mattina si presenta sì calda e soleggiata, ma rinfrescata da un venticello fresco predisposto opportunamente dall’organizzazione :-)

Due parole vanno spese per tutte le persone che permettono questa gara, primo tra tutti il mitico Emme (su Spirito Trail) fantastica persona che spende tanto del suo tempo per far sì che tutto scorra liscio in questa giornata.

I volontari sono tanti e tanti sono i ristori sparsi lungo il percorso (quest’anno allungato di almeno 1 km).

Arriviamo alla sera io la Cristina e Mauro che arrivando da Parma si è aggregato a Bologna…. manca Giovanni a casa con un piede distrutto e infiammato dappertutto :-( speriamo recuperi presto.

Ritiro pettorale e cena in compagnia di tanti Spiriti Trail tutti ragazzi mediamente con 20 anni in meno di me sul gobbone, ma io me ne rendo conto solo se ci penso, perchè normalmente mi sento uno di loro… almeno ci provo.

Due chiacchiere e a letto non prima di preparare gli arnesi del mestiere lo zainetto con il camel bag, le scarpe ….. quali usare ? La maglietta…. ne abbiamo mediamente 25 a runner, ma quella che ci vuole è sempre la numero 26 quella supertecnica che traspira sudore e fatica facendoti aumentare l’andatura di almeno 2 minuti al km, tutte fischiate naturalmente chi và forte ci và anche in mutande e a dorso nudo, ma noi siamo così in qualche maniera bisognerà pure appagarsi e godere.

E poi prima di prendere sonno mille pensieri il tendine fà un po’ male, i plantari neo acquisto, super leggeri, mega stimolanti e iper equilibranti chissà se fanno ancora venire le vesciche o il piede si è già adattato, sono allenato non sono allenato….. poi si sviene e se ne riparla alla mattina ore 6 tutti in piedi la macchina dei runners da montagna si accende e via tutti ci si incammina a Villa Teolo in attesa del via.

Tante facce note ci si saluta sempre con gran piacere, il Gaggio con le sue “barefoot” ai piedi parte per fare un’ intera ecomaratona ,è la sua prima con queste scarpe super minimaliste Paolo da Bologna conosciuto domenica. La Dona e tante altre facce già viste a cui collegare i tanti Nickname di spirito trail.

Un veloce saluto alla Crucca (sua prima ecomaratona e ha scelto anche la piu’ dura) poi si và …. partiti nel solito serpentone, si passa sopra il lettore del chip, novità di quest’anno, e poi via tra i campi che ci porteranno alle prime salite.

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Con l’ultima occhiata all’orizzonte riesco a malapena a scorgere la testa della corsa che se ne và a 4 minuti al km, altra gara quella dei primi 10 diciamo, la mia è una gara diversa ce la fò a finirla o no ? Questa è il mio personalissimo obiettivo che è poi quella di tanti altri che mi circondano.

Arriviamo velocemente alle roccette da scavalcare quest’anno novità si puo’ sbisciolare a destra o intraprendere il percorso storico per giovini aitanti e saltare a mò si stambecco i grossi pietroni naturalmente io imbocco la via dello stambecco :-)

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Foto by Fedele

Poi le corde e il discesone, si sta tutti in compagnia e in fila indiana per questa discesa quasi verticale tecnica e divertentissima, a me che tutt’altro sono fuorchè atleta questa sosta fà solo piacere si tira il fiato per un pò. L’amico Mauro è lì davanti la vorrei fare con lui, ma oggi la differenza di passo tra noi due è notevole, non ne ho per stare con lui.

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Arriviamo al ristoro stranamente faccio fatica a rompere il fiato… però ho i tendini che se ne stanno belli e zitti non male valà ci stò col cambio, Mauro carinamente mi aspetta ad ogni ristoro, ma quando ripartiamo al 15° km mi rendo conto subito che è meglio se saluto la compagnia, lo vedo allungare ed è giusto così.

Inizio ad applicare il mio trend da galleggio, tratti piani corsetta rilassata metodo insegnato dal “Checo” di spirito trail cerco di tenere le gambe nel momento del volo più sciolte possibili per dare respiro ai muscoli e decontrarmi il più possibile…. in salita solo e tassativamente camminare e spingere cercando di sollecitare al minimo i tendini.

Ho ai piedi un paio di plantari “minimalisti” nella forma (ma non nel prezzo) che stanno facendo il loro sporco lavoro ed ultimamente il loro utilizzo mi ha permesso di sfiammare il tendine achilleo, ora però sento che spingono in un punto nuovo del piede e nonostante abbia provveduto ad applicare due cerotti “comped” in tutte e due le piante sento arrivare il classico fastidio da vescica ahi !!! Ahi !!! Qua l’affare si complica.

Arriviamo a Villa Beatrice verso il 18 km e a differenza dall’anno scorso giriamo esternamente per uno stretto sentiero che salendo ci porta all’interno del caseggiato è un bellissimo passaggio e bravi gli organizzatori ottima idea.

Inizio a vedere i primi segni di cedimento … mamma mia sono solo alla mezza devo vincere questo inizio di crisi… non esiste mi alleno poco lo sò, ma non esiste questa crisetta la devo controllare, cammino e corricchio alternando il passo intanto bevo per vincere il caldo, lo faccio quasi in continuazione 1 litro e mezzo in 26 km piu’ almeno due bicchieri d’acqua ad ogni ristoro è caldo, ma non caldissimo un pò di brezza allieva la calura.

Davanti a me improvvisamente mi appare il Gaggio sta camminando e zoppicando ha sbattuto i ditoni contro una grossa radice gli chiedo se ha bisogno di aiuto, ma mi esorta a continuare lui si fermerà poco piu’ avanti il suo esperimento di corsa trail con le fivefinger si interrompe lì al 30 km … non male Gaggio, dai !!! La sua voglia di sperimentare mi piace e m’incuriosisce tra l’altro la sua tecnica di corsa è migliorata sensibilmente lo si vede ad occhio nudo.

Proseguo in compagnia di Fabio viene da Roma per la TCE, cosa ci fà fare questo sport Sorriso
è un ragazzo simpatico e più o meno abbiamo lo stesso passo proseguiamo assieme, mi chiede dovè la salita della Madonna gliela indico è là sulla sinistra e ci aspetta.

Compare anche Paolo conosciuto da poco in quel di Mugnano, anche lui si unisce e tra una chiacchiera e l’altra proseguiamo facciamo gruppo, non male, l’unione fà la forza, ultimo ristoro sul pari si beve ancora sali perchè fà molto caldo adesso sono passate 5 ore mancano grosso modo 11 km sarà dura.

E si arriva sotto la salita della Madonna, il primo attacco ai lati della vigna è tutto all’ombra non male, si sale nella fatica…. ne sto facendo tanta, ma ci tiriamo l’un con l’altro e si procede, il peggio lo sò bene deve ancora venire, altro ristoro altro Ginger bevanda zuccherata che mi dà un pò di sprint, poi giriamo repentinamente sulla sinistra e saliamo decisamente, riconosco i gradoni è lei…. la Madonna e la sua salita… stacco il cervello inserisco le ridotte e si và io davanti gli altri due dietro, un piede avanti l’altro, la fatica quella che io cerco… quella terribile da vincere… quella con cui devi misurarti… quella che mi affascina tutte le volte e che tutte le volte che riesco a vincere mi dà un ‘enorme soddisfazione …la calma …. il riposo…. alla fine di una grande fatica è forse il premio piu’ bello e forse per godermi il dopo trail che a me piace affrontare tutta questa sofferenza.

Continuiamo…. sempre più sù e finalmente l’asfalto. la prima tratta è fatta a sinistra il trampolino per i deltaplani, io sono stremato, non ne ho più se ne accorge anche Paolo glielo dico chiaramente, ma imbocco la salita ancora deciso è l’ultima rampa quella finale e si arriva al ristoro … ancora Ginger siamo a 37,5 km, pezzo nuovo aggiunto quest’anno un rapido giro attorno alla casa in cima e giù verso il passo delle Fiorine, Paolo è convinto che la salita sia finita, ma io lo so manca l’ultima fatica per scollinare sul Monte Grande arriviamo in un bel pratone pieno di gente che fà picnic e si gode il sole, affrontiamo chiacchierando del piu’ e del meno gli ultimi tornanti di una stradella bianca è l’ultima salitella poi finalmente l’osservatorio e la discesa.

E sarà solo discesa Fabio ha male alle ginocchia,ma io e Paolo stranamente abbiamo recuperato energie da dove non lo sò proprio, le gambe vanno da sole non sò per quale strano meccanismo ma andiamo giu’ per i due km e mezzo che mancano quasi in scioltezza…incredibile… poi l’asfalto e la rampa finale 25/30 percento lascio che le gambe girino o almeno ci provo poi il campanile e l’agognato gonfiabile con roby che preleva il chip dal pettorale, io e Paolo arriviamo assieme e a qualche centinaio di metri Fabio che ha vinto le sue ginocchia.

Il minestrone e una bella birrona fresca 7 ore 26 minuti contro le 6 ore e 40 del 2010…. e chissenefrega io mi sono divertito un sacco, all’arrivo tanti amici facce conosciute saluto tanti tutti volti noti pieni di allegria con tante idee per la testa gare nuove in arrivo nuove fatiche e nuove avventure …. manca la Crucca sono seriamente preoccupato è la sua prima 42 dura e calda sarà a pezzi… forse ritirata…. ed invece arriva sorridente assieme a Cecilia trovata per strada, con un bel sorriso molto, ma molto meno stanca di me… beh è il regalo più bello, la ciliegina sulla torta per chiudere questa favolosa giornata …. cosa ti rimane dentro nel tuo personale pacco gara una grande pace avvolgente data da quintali di endorfine + due birre medie e due favolose vesciche perfettamente tonde con cui farò i conti…. domani con calma.

Avanti per la prossima…. la più bella…. perchè deve ancora iniziare.

Buone corse

Dante