Se non ci provi hai Perso ancora Prima di Partire !!!
E se arrivi in fondo, hai Vinto Sempre e Comunque.

Beppe GM & Gert dal Pozzo

martedì 7 giugno 2011

IL MIO INDIMENTICABILE “MALANDRINO”

Era iniziata male questa avventura, mai come stavolta in partenza le sensazioni erano così “nere” l’ultimo test per provare il tendine non mi aveva convinto, solo dopo 10 km l’ infiammazione aveva iniziato a dire la sua e a far male, sapere che di km ne devi fare 70 + la sciocchezza dei 5000 metri D+ mi faceva pensare al peggio.

Partiamo sabato pomeriggio, io Mauro e Agno in arrivo da Parma, faremo la strada fino a Prato assieme in un’unica macchina invece la Crucca ritirerà ciò che resta di noi all’Abetone per riportarci poi a Prato.

Al ritiro pettorali ci accoglie un accurato controllo degli zaini e del materiale obbligatorio, tutt’ attorno è un brulicare di Malandrini e Malandrine all’opera, questa gara è in linea ed affronta tratti di sentiero su un crinale tosto che io in parte conosco già e la parte che conosco io è la meno difficile e non nascondo che per me questo è fonte di preoccupazione temo i sentieri stretti di montagna ho da sempre paura del vuoto.

La partenza a mezzanotte fà quasi “avventura” da sola, ma ha il difetto di lasciarti un’ enormità di tempo da riempire, cè chi riesce anche a dormire, ma i piu’ sono persi in chiacchiere e ultimi preparativi.

Mi sono preso due paia di scarpe e dopo avere attentamente valutato quelle da mettere ho scelto il terzo paio Sorrisoquelle che da qualche ora avevo ai piedi e che a ben pensarci non mi facevano scatenare il male al tendine le mie vecchie “CASCADIA” e sarà un’ ottima scelta.

Poi finalmente ci troviamo tutti sotto il gonfiabile nel parco di Galceti dove i pratesi di passaggio ci guardano incuriositi, si chiedono chi sono quel branco di scalmanati con zaino e luce in fronte che si vedono in giro per il parco e quando lo imparano non ci vogliono credere a piedi fino all’Abetone !!!! Già prima di partire io e Mauro ci guardiamo in faccia e ci chiediamo quale sarà mai quell’insano meccanismo mentale che ha innescato questa fantastica follia, la risposta la conosciamo, l’avventura la voglia di mettersi in gioco vedere cosa c’è più in là del proprio limite… abbiamo avuto il tempo di riflettere, durante il nostro lungo viaggio, su quanto sia incredibile il corpo umano ed io aggiungo e mi stupisco di quanto sia incredibile il MIO corpo umano che ha voglia di lottare e spingermi accompagnandomi in queste incredibili fatiche.

Ore 24 e un colpo di pistola sparato dal babbo di tutti i malandrini il toscanaccio ricciolone detto Kappadocio dà il via alle danze e tra urla liberatorie si parte verso la meta, ho ancora la frontale spenta. vivo di luce altrui e mi colpisce vedere che in soli 1000 metri scarsi dal via là davanti cè già chi mi ha staccato di 300 metri abbondanti è la gara dei primi i “NON UMANI”.

Poi si inizia a salire verso la collina di Prato conosco la strada già fatta nel mitico TA notturno, procediamo serrati in gruppo, tutti più o meno alla stessa velocità in fila indiana affrontiamo il primo dei tanti single track che troveremo da qui innanzi io stò con Paolo Mauro è in forma smagliante ha un altro passo e presto lo perderemo di vista.

Arriviamo in vetta al primo monte “Le coste” dove sorge il mausoleo Malaparte già sotto la vista si apre su Prato e le sue mille luci stò bene è una notte fresca mi sono messo i manicotti dono dei Malandrini che fanno egregiamente il loro lavoro, mi guardo gli zaini degli altri e sono tutti enormemente più piccoli del mio, ma perchè ? Il mio è sempre strapieno e quello degli altri no, prima o poi capirò dove sbaglio.

Arriviamo sulla Collina di Schignano al primo ristoro dove il mitico Rundi dirige le operazioni, ci salutiamo allegramente e via si riparte, ben presto arriviamo ai piedi della salita dello Javello la prima vera asperità che dal 6/7 km ci porterà in quota al 15 km questa è una salita che fà del male, ma tutto fila incredibilmente liscio si và su in fila indiana io mi attacco alla Raffaella ragazza ben piu’ brava di me tiene un bel passo costante e deciso mi piace (il passo naturalmente Sorriso ) lei non lo sà e forse non lo saprà mai, ma sul Javello mi ha permesso di centrare perfettamente il ritmo e mi bevo il salitone quasi senza fatica unico neo… il tendine inizia a incazzarsi è la salita.

Poi la prima discesona “Le Cavallaie” due parole per dire che il balisaggio di questo traill è stratosferico bravissimi, ma bravo in particolare il Malandrino Gaggio che ha montato il tutto, ogni deviazione è segnalata da triangolini fosforescenti con il vertice girato verso la direzione da prendere ed inoltre in alcuni tratti ritenuti pericolosi il sentiero era illuminato da potenti luci bianche … un plauso agli organizzatori e alle loro facce stanche, hanno lavorato con tanta serietà e il risultato si è visto, eccome se si è visto.

Vivere un bosco di notte è fantastico ed attraversarlo correndo ancor di più, ma occorre massima concentrazione, bisogna prestare attenzione a dove si mettono i piedi il primo a cadere è Paolo che per fortuna ha riflessi da gatto e mette le mani avanti riducendo al minimo i danni, poco dopo incontriamo anche Mauro reduce da un discreto ruzzolone che decide saggiamente di correre in discesa piu’ piano e di mettersi al nostro passo almeno fino a quando non ci si vede.

Arriviamo a Cascina di Spedaletto non prima di aver sudato sulla salita dello Straccalasino siamo in forma e in anticipo di un’ora sul cancello sono le 4 di mattina e abbiamo corso per 21 km a parte il male al retro tallone và tutto bene ci spariamo un bel pò di cibo solido riempiamo il camel bag e via la strada lè lunga.

Con una serie infinita di saliscendi arriviamo al terzo ristoro a Collina di Pistoia … il male è continuo, sono indeciso sul da farsi sembra un dolore stabilizzato che si potrebbe quasi controllare… confinare…. riesco a correre ancora discretamente sciolto ho mille dubbi la testa direbbe fermati a Pracchia il cuore sarebbe lassù sul crinale dovrò decidermi presto, al ristoro un addetto ci comunica che il crinale sarà chiuso per ragioni meteo si farà una deviazione che porta 7 km in piu’ di strada, notizia funerea … io ad essere sincero sono quasi contento a me quel crinale fà cagare addosso.

L’alba sbuca improvvisa e il bosco si risveglia, il canto degli uccellini diurni risuona tra gli alberi cambiano i rumori è una magia che si rinnova e stavolta i sono lì a godermi lo spuntare del sole lentamente laggiu’ tra le colline è un’iniezione di fiducia ed è il momento di spegnere le frontali.

Arriviamo a Pracchia e ci troviamo circondati da decine di atleti che si stanno preparando alla gara gemella la Malandrinata, in pratica l’intera seconda parte della lunga 35 km partiranno alle 8e30.

Io ho deciso tiro dritto, trovo anche il Beppe che sta lentamente recuperando il suo infortunio scambiamo due parole mi incoraggia e mi sprona e il suo sorriso mi spinge ancor più ad andare avanti, via si riparte ora lo sappiamo bene….. i giochi si faranno duri.

Imbocchiamo il sentiero 33 ed inizia una salita dura che non lascia respiro, sono grossomodo 10 km tra boschi da favola e faggete incredibili la fatica si inizia a sentire , ma oramai la strada è imboccata e siamo arrivati al punto in cui si perde il fisico, ma subentra la testa …quella dura, ostinata e chiunque abbia fatto trail sa cosa voglio dire, si arriva a vivere in una specie di bolla dove ci sei tu e la tua fatica e non senti piu’ nessun dolore e ti godi il tuo momento magico fatto di odori di bosco di positività, e si và avanti un passo e un’altro ancora, avendo già la consapevolezza che si arriverà in fondo.

Ad un certo punto alle spalle uno scalpiccio è il primo della malandrinata Matteo Ghezzi … non è un umano è impossibile la salita è almeno un 30% e questo corre mi affianca e con un sorriso a 32 denti mi dice buongiorno e scompare all’ orizzonte così come è arrivato … e vabbè proprio un’ altra storia, per la cronaca l’ultimo dei malandrini “corti” ci supererà a 2 km dall’arrivo in pratica ci hanno superato tutti, escluso naturalmente i tanti ritirati e fermati ai vari cancelli che mi dicono sono stati tantissimi.

Arriviamo al Rifugio del Montanaro dopo un’interminabile fatica tanti i trailers con la faccia stanca a spararsi pane abbrustolito condito con ottimo olio pomodoro, mi sparo tre bicchieri di coca cola ci cambiamo e via abiti asciutti altra storia da qua in avanti non troveremo più nessun albero fino all’arrivo, imbocchiamo il sentiero 00 e iniziamo a percorrere un sentiero obbligato su un fantastico crinale che ci porterà in un paesaggio da sogno fino al lontanissimo Passo del Cancellino oramai sono piu’ di 12 ore che siamo sulle gambe e ancora si corre in discesa discretamente , finalmente davanti a noi il rifugio Duca degli Abruzzi.

Laggiù lontano il famigerato crinale il gran finale, il cuore batte forte devo vincere la paura non posso perdermi questa cosa… non esiste, arriviamo alla Croce Arcana penultimo ristoro ore 12e30 abbiamo 1 ora e mezza di vantaggio sul cancello, ma là in fondo incombono le nubi nere minacciose il Kappadocio e Rundi radio in mano sono in collegamento col soccorso alpino e il CAI.

Il Kappa mi guarda e mi chiede come vanno le gambe, “Perfette “ rispondo io “ E allora fatti stò crinale e vedi di arrivare all’Abetone” e si riparte di corsa il dado è tratto corriamo e Mauro urla “Ora Dante noi si aggredisce stò cazzo di crinale”, evidentemente il crinale era ancora la via per l’arrivo e le notizie arrivate non erano corrette.

Noi tre saremo gli ultimi a passare il cancello sarà chiuso in anticipo causa pericolo maltempo, saranno tanti i delusi, ma penso sia giusto così… chi ha la competenza e la responsabilità deve decidere ed io avrei accettato seppur a malincuore qualsiasi stop, anche perchè è la mia vita che rischio in cresta se arriva il maltempo per davvero.

Ed è subito di nuovo salita Cima Tauffi poi finalmente il vero crinale … favoloso essere lassù e guardarsi attorno Mauro è in gamba sa de miei problemi e mi fà da chioccia, per ora vado bene il sentiero è stretto e a destra e a sinistra il pendio è fortemente in pendenza, ma riesco ad allontanare la paura cammino spedito e finalmente mi godo il panorama, a sinistra le nuvole nere incombono e risalgono verso la cima il vento è calato e questo aumenta la preoccupazione.

E ancora si va sù… azzo… il Malandrino Ricciolone micca scherzava, qua lè dura davvero, arriviamo alla discesa dell’Omo Morto, apperò bella discesetta dall’appoggio sdrucciolevole fortuna che si gira al largo, finalmente il punto critico la parte esposta che non mi fà dormire la notte ci sono un bel gruppo di volontari, tiro fuori gli attributi e via quasi in scioltezza….. quasi in scioltezza, diciamo con postura un po’ curva poi ancora 50 metri un po’ complessi e via… ho sconfitto il mio Demone e vinto la paura sono stanco, ma al settimo cielo.

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Lassù il Monte Rotondo la cima piu’ alta del Libro Aperto è una salita quasi verticale mi prendo un attimo di respiro sono nel punto più alto mi siedo girandomi verso valle, capisco perchè a Beppe gli luccicano gli occhi quando parla di questo sentiero la vista è incredibile si vede la traccia del crinale che si perde laggiù, è favoloso ed è tutto sentiero che abbiamo pestato semplicemente fantastico.

Il resto è solo gioia e stanchezza e soprattutto discesa, finalmente discesa verso l’ Abetone ci raggiungono le scope che liberate dagli ultimi atleti fermati dai cancelli hanno spinto sul gas, il mitico Antonio un ragazzo fortissimo grande atleta e bella persona e Massimo con Donatella scopa della Malandrinata ci viene incontro anche Nikos e tutti assieme corriamo fin sotto il gonfiabile della piazza tra urla di festa e incitamento…. bellissimo… gli ultimi accolti come i primi …. 16 ore e 28 minuti di emozioni forti per chiudere una gara che a mio parere è la piu’ dura e difficile che io abbia mai fatto, per la cronaca 5 minuti dopo il nostro arrivo si scatenerà un autentico inferno d’acqua, se questo fosse capitato in cresta in testa agli ultimissimi stanchi atleti sarebbero stati dolori, sia per chi correva, ma anche per le scope e i vari volontari appollaiati sulla montagna.

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Ed anche il Malandrino se ne è andato con le sue paure e tutto ora sarà solo ricordo emozioni messe in archivio pronte ad essere ripescate per inumidire gli occhi e far battere il cuore.

Alla prossima corsa… la piu’ bella di tutte

Dante

8 commenti:

  1. Ottimo! Da quello che scrivi, dalle emozioni che trasmetti si capisce proprio che te la sei goduta... e la più bella di tutte?

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  2. @Caio questa è veramente la più bella di tutte per paesaggi e difficoltà un vero Ultra ... e lo sarà almeno fino alla prossima :-)

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  3. e dopo una faticaccia così quanta nutella ti spari :)))

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  4. @arirun partenza 76,5 kg a tre giorni fine gara 74,2 kg2kg abbondanti di nutella me li posso sparare :-)

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  5. Bravo Dante, tanto dura x quanto bella, finora è la nr. 1 x me, anch'io avevo le tue paure, sul crinale, adesso mi sembrano passate, il Malandrino mi ha guarito, ti aspetto alla RiminiExtreme dai pensaci

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  6. grande dante, grandissimo tutto. sono strafelici per te e tutti i malandrini

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  7. complimentissimi! un'impresa per me

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  8. Complimenti Dante!
    E' sempre un piacere poter incitare (ed essere incitati da) altri atleti!

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