Troppi i chilometri sotto i miei sandali..e già, è giunto il momento di rallentare per davvero.
Ieri chiaro segnale di affaticamento durante la Ecomaratona del Ventasso, una gara dura, al confine tra Eco e Trail, superba come percorso, perfetta come organizzazione.
Giunta alla sua nona edizione, i ragazzi di Busana hanno servito un piatto ricco di condimenti e di allegria sembra sin quasi tutto normale e tutto facile dal gran che questa organizzazione scorre fluida e ben oliata.
Ed invece chi di corse mastica e capisce sà la fatica che comporta muovere i motori di una gara simile.
L’accoglienza è la solita che solo questa Ecomaratona riesce a riservare, è un intero paese che ti accoglie.
Si ragionava tra noi utenti di questa festa, come questo piccolo borgo tramite la sua gara abbia valorizzato in maniera perfetta il proprio territorio… roba rara nel nostro paese, ci ricordava Vincenzo uno dei babbi di questa festa dello sport, che molti ragazzini che servivano piatti di pasta al pomodoro correndo indaffarati, sono nati assieme alla maratona e che di essa si sentono parte integrante… per questo e per il tanto amore che si sente e si vede arrivando a Busana questa gara non può che avere lunga vita e non può che essere la regina di tutte le ECOMARATONE.
Veniamo alla gara, partenza alle 8e30 dopo una veloce spunta degli atleti, la giornata si presenta come tutti si aspettavano calda subito dal mattino sarà difficile già lo so, ma ancora non so quanto sarà difficile.
Partenza e via solita passerella per Busana tra i tanti applausi dei tanti volontari e dei cittadini che mattinieri prendono il fresco incitando la scia festante subito veloci assieme al Kappadocio e al Mitico Jane, ma subito capisco che è meglio lasciarli andare altro passo il loro io corro assieme alla Donatella mia complice oramai in tanti trail.
Subito il patatrac, bisogna stare sempre attenti agli appoggi ed invece io ho la testa fra le nuvole e swisss radice piena con atterraggio hard e per completare l’opera la Dona si gira per chiedermi come va se tutto è a posto e trac mette male l’appoggio girandosi la caviglia.
Ma porca vacca chi ben comincia
La Dona è una tosta e anche se molto dolorante tira dritto io mi adeguo al suo passo e le faccio compagnia volentieri ha male e si vede, vediamo come andrà a finire proseguendo.
Completato l’anello di 12 km si scende velocemente per un breve tratto per poi iniziare a salire davvero…. tra il 14 e il 15 km inizia il TIRONE , la Dona ha ripreso coraggio e morale e cambiamo ritmo iniziamo a salire abbastanza veloci con passo costante e deciso e i risultati si vedono subito, superiamo tanti atleti che hanno esagerato col ritmo iniziale ed ora pagano, mi sembra di arrivare in cima in un attimo.
Amo questo tratto duro senza attimi di respiro, immersi in un bosco molto fresco quasi tutto in ombra… i ristori si susseguono dando un ottimo supporto idrico, nulla da dire questa è un’organizzazione da professionisti.
Arriviamo al lago e con una rapida sosta al ristoro attacchiamo la salita verso la Croce di Ferro e subito veloci si continua a spingere, ma già un pò meno della Dona che costante và su con un passo montanaro che vorrei seguire, ma non riesco.
Sono 2 km durissimi si sale 300 metri secchi su un pratone fantastico, la fatica è grande e si fà sentire per davvero, tutti in fila il serpentone và verso la vetta che finalmente arriva, ho le gambe reattive, ma sono stanchissimo decido di non fermarmi nemmeno un attimo un veloce sguardo allo stupendo panorama e via giù in discesa.
Aggancio la Dona in discesa gli lascio fare il passo nella speranza di tenerlo cerco di correre sciolto… almeno ci provo.
La discesa scorre veloce attraverso boschi e pratoni che ben conosco e ben presto mi rendo conto che la mia compagna di viaggio nonostante una caviglia pesta và piu’ forte di me le dico di andare e dopo il ristoro dei 30 km la perdo giustamente e definitivamente.
Devo stringere i denti, mi arriva una crisi bella pesante, i tratti al sole sono una tortura non mi era mai capitato, il cuore và subito sù, io ho bevuto litri d’acqua e altrettanta me li sono versati addosso, decido di camminare un pò ed alterno corsa in discesa al passo in salita, ma spesso e volentieri anche nei tratti piani.
Per fortuna incontro un compagno di viaggio di Modena vede la maglia del Malandrino e si attacca discorso è stanco anche lui e assieme decidiamo di dividerci i km restanti sarà un’ottima scelta spero per entrambi, ma per me sicuramente.
Supero il momento più buio e dopo il campeggio facciamo l’ultima salita di buon passo riuscendo a correre gli ultimi due km quasi sempre di buon ritmo e finalmente l’arrivo in 6 ore 55 è minuti minuto piu’ minuto meno lo stesso tempo dell’anno scorso, ma con tanta fatica in più.
All’ arrivo trovo Fausto e Giovanni decisamente piu’ veloci di me e la Dona che mi fà vedere una caviglia nera e gonfia, mamma che tosta ha stretto i denti ed è arrivata 10 minuti prima di me… bravissima, mi ringrazia perchè dice che l’ ho sostenuta in realtà solo con la sua grinta e la sua forza è uscita dallo stallo … chapeau bravissima.
Poi inizia l’attesa della Crucca sapevo che difficilmente avrebbe rispettato le 8 ore di tempo massimo, però un pò ci speravo è stata bravissima e in 8 ore e trenta minuti ha chiuso una fatica immensa.
Inserisco la foto dell’arrivo del primo il marziano Pigoni è una foto stupenda che mi piace un sacco e che mi lascia un buon sapore in bocca … finchè ci saranno questi arrivi il trail sarà il mio sport preferito.
Ecco se devo trovare un neo è il tempo massimo, 8 ore su questo percorso è poco e tanti sono i trailers giunti tra le 8 e le 9 ore, almeno 20 atleti tra l’altro accolti con gli onori del caso con la medaglia e gli applausi strameritati, rimanere ad applaudire gli ultimi è cosa grande io lo so bene perchè spesso ultimo sono e quindi mi chiedo visto che si è tutti lì comunque perchè non allungare di un’ora il cancello d’arrivo ?
Grazie a voi tutti decine di volontari dalla maglietta rossa che ci avete coccolato per due giorni e lunga vita alla Eco del Ventasso la Regina di tutte le Ecomaratone una cosa è sicura se la salute lo permette io sarò lì puntuale al via per godermi nuovamente la mia cavalcata verso la Croce di Ferro.
Concludo con l’impegno di riposarmi per davvero… appunto troppi i km sotto i miei sandali.
Buone corse tra i boschi.
Dante
Stupenda la foto dell'arrivo del primo marziano: viva il Trail e i suoi sorrisi. Buon riposo, che rimane parte fondamentale dell'allenamento.
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