Dante che corre.......per la nutella
"L’atleta è un uomo che ha deciso di spostare indietro le mura della propria prigione". Antoine Blondin
Se non ci provi hai Perso ancora Prima di Partire !!!
E se arrivi in fondo, hai Vinto Sempre e Comunque.
Beppe GM & Gert dal Pozzo
martedì 26 giugno 2012
Le Grand Raid International du Cro-Magnon 2012
il CRO l’ho sempre visto come un punto d’arrivo, un condensato di tutto ciò che amo di questo sport, ed appena ho avuto l’occasione di iscrivermi l’ho fatto senza esitare nemmeno un attimo.
Tanti i racconti che avevo sentito su questa competizione, tante le emozioni lette negli occhi di chi l’aveva fatta e mentre si avvicinava il via di pari passo cresceva la preoccupazione, ce la puoi fare o stai chiedendo troppo ?
Leggi altimetrie, rubi racconti sulle edizioni passate, studi il roadbook… ma niente di quello che sarà veramente potrà esserti anticipato, il CRO per capirlo bisogna correrlo e per assaporarlo vuole fatto sedimentare.
Tutto alla fine vuole messo in fila ed un un pò alla volta ti riempie dentro e quando inizi ad assaporarlo la prima cosa che ti viene in mente è l’aggettivo posto a fianco della parola "race" cioè “Extreme”, un accoppiata di parole su cui io e tanti come me, avevano bellamente glissato, perchè una cosa è sicura e ce l’avevano raccontato in tutte le salse, questa gara è una gara durissima una vera competizione estrema a tutti gli effetti.
Partiamo da Bologna io Gianluca e Mark per trovarci a Piacenza e proseguire il viaggio sulla mitica corriera dei veneti che grazie all’impegno di Lorenza, organizzatrice perfetta, fanno gruppo lasciando il compito di guidare a chi lo fa di mestiere e non ad un branco di trailer che, soprattutto al ritorno, saranno più morti che vivi.
Arriviamo a Limone giusto in tempo per il ritiro del pettorale e per il breafing dove Pietro, l’organizzatore, fà gli onori di casa, è presente anche Marco Olmo leggenda vivente del trail, un uomo che vorresti sempre veder correre, ma i suoi 63 anni iniziano a pesare e con la sua voce velata da una grande malinconia ammette “ragazzi io sono già stanco di far queste faticacce” e se lo dice un signor atleta come lui la cosa preoccupa.
Mangiamo al pasta party scambiandoci le ultime impressioni cercando di “smussare” l’ansia poi tutti in albergo partenza ore 5, quindi a letto con le galline per svegliarsi alle 3 e mezza, ma prima c’è da preparare lo zaino io ed Elisa, compagna di stanza, svuotiamo e riempiamo per almeno 1 ora e mezza…. per poi andare a letto col dubbio di aver scordato chissà cosa.
Alle 4 del mattino la piazza di Limone è un fermento di trailers assonnati, capisci subito che questa non è una gara qualsiasi, c’è una grande concentrazione negli occhi degli atleti che io mai avevo visto prima del via di una nostra gara, l’attenzione è alle stelle, neanche il tempo di perdersi in chiacchiere che senza tanti fronzoli scatta il via, quasi non me ne accorgo, e 340 atleti mentre l’alba rompe l’oscurità si avviano verso l’avventura non c’è nemmeno bisogno della frontale…. alè bon courage Ruperzio.
Attraversiamo velocemente Limone per iniziare a salire sotto una stazione di una seggiovia, mi guardo attorno e vedo facce non adatte alle mie gambe, troppo veloce subito rallento qua non si può sbagliare, ci arrampichiamo su una strda sterrata per poi abbandonarla e salire una stretta vallata sulla nostra sinistra bisogna salire di 1.526 metri il silenzio cala sul gruppone in fila indiana attraversiamo un ruscello e saliamo incessantemente, davanti a me vedo la Raffaella, mi piace, la sua esperienza è una garanzia decido di seguirne il passo se mi rendo conto di rompere i maroni poi mi stacco.
Scambiamo due parole e capisco che si può stare assieme, esattamente quello che cercavo :-)
Siamo all’inizio e già attorno è uno spettacolo naturale, pratoni di mirtilli fioriti e tane di marmotte ci accompagnano fino in cima, è caldo già adesso e già si sente… sarà dura ho due borracce da 500 cc più una bottiglietta da mezzo litro mi scolo 1 litro e mezzo d’acqua in 18 km… la vedo grigia, ma non nera.
Arriviamo finalmente in quota, a sinistra Fort Pepin e la cima del Beccorosso 2.204 metri finalmente si può correre in piano dosiamo il passo e via verso Fort Central e il primo ristoro è un piacevole sentiero di cresta che ci accompagna per poi scendere di quota fino al ristoro, sappiamo che troveremo solo acqua o poco piu’ e così è.
A volte il particolare di un profilo altimetrico ti può insegnare molto su ciò che ti aspetta, ma a me quel particolare era sfuggito :-)
Mentre scendo vedo ad un bivio un solerte volontario che manda il plotone a sinistra, l’occhio mi cade su un sentiero che s’inerpica verticalmente, ma ancora ignoro quanto verticalmente.
Saranno tra si e no 200/300 metri iniziamo a salire in mezzo ai mirtilli, guardo i piedi di Raffaella e mano a mano che si sale passo dopo passo, la parete ti viene sempre piu’ vicino… mamma mia !!!
Capisco che è il momento di tirare fuori le palle “Don't Panic” il sentierino diventa una roba da una scarpa e finalmente capisco cosa voleva dire Pietro l’organizzatore col suo “ci sarà da mettere le mani a terra” siamo in verticale tutti in fila, ma è incredibile non ho paura, l’incedere della Raffaella regolare mi aiuta tantissimo, unico problema le bacchette non servono a nulla anzi mi stanno d’impiccio non poco, bisogna aggrapparsi.
Saranno 20 minuti, per me un secolo, ma quando ci viene incontro l’addetto al controllo ho un sorriso da conquistatore e 1.000 litri di adrenalina mi girano in corpo Fort de Giaure ti ho domato, grazie Raffa non lo sai, ma mi hai dato tanta tranquillità.
Siamo a 2.254 mt abbiamo accumulato un 1.556 D+ sono passate 6 ore 40 minuti ci avviamo verso il secondo ristoro imboccando sentieri stratosferici, un paesaggio incredibilmente selvaggio, traversi su pietraie e boschi bellissimi girando lo sguardo a sinistra si vede per un buon tratto il sentiero appena pestato e si notano i puntini di chi corre dietro di noi, brutto a dirsi, ma sapere che hai qualcuno anche dietro dà un po’ di morale.
Scendiamo velocemente da un pratone e arriviamo ad una fontana dove finalmente ci si rinfresca, è caldissimo queste oasi sono benedette.
Si riprende, sbagliamo il percorso e non siamo gli unici a giudicare dall’erba pestata per ritornare indietro alla ricerca della “balisa perduta” l’errore è comune a molti, ma trovata la via giusta riprendiamo la corsa attraversiamo un torrente con acque limpide a Pont de Gasis e scendiamo a sinistra per la strada asfaltata siamo scesi tantissimo e arrivando al secondo ristoro siamo a 1.496 metri 36 km percorsi.
Questo ristoro è una grande delusione, mi aspettavo un pò di sostegno alimentare, ma troviamo un piatto con cioccolato fuso dal sole acqua e coca cola calda, due piattini di bucce d’arancio e limone e un pò di tortino…. va bene l’ autosufficienza alimentare ampiamente segnalata, ma qui sembra quasi una presa in giro se poco è da dare vuole dato a tutti ai primi e agli ultimi.
Ripartiamo verso il tratto che sto aspettando l’attraversamento del Parc du Mercantour, infiliamo i gommini nei bastoncini come da regolamento per non rovinare eventuali ghirigori rupestri e via ci avviamo verso il lac de Merveilles e qui è spettacolo puro, quello vero, che solo una natura incredibilmente bella e rigogliosa può dare un torrente ci seguirà fino alla fine di un sentiero incredibile tra alberi meravigliosi e centinaia di fiori colorati rododendri fioriti, viole, piccole orchidee, è un susseguirsi di colori ricchi di mille sfumature si … tutto questo vale almeno il doppio del sudore speso, abbiamo per fortuna anche un po’ di vento che mitiga il caldo.
Arriviamo al rifugio de Merveilles attorno a noi un anfiteatro di montagne selvagge con mille sentieri che le tagliano, ed il lago sotto dove si specchiano le cime, c’è un controllo e una fontana fantastica, azzo !!! Qua ci vorrebbe una branda e una settimana di ferie altro che CRO MAGNON, mi lamentavo del fatto non ci fosse neanche un animale e zac appare pure lo stambecco cornuto :-)
Ci sorpassa una figura nota tra i traillers la Giancarla Agostini una che si cucca in una settimana i km che io faccio in un mese, ha un passo da montanara che io non seguirei in bicicletta complimenti.
Incontriamo Franco da Asiago che si unisce a noi ed assieme proseguiamo del nostro passo, può essere anche lento, ma costante e continuo si avanza fra le rocce senza vedere dove si scollina e iniziamo a fare i conti di quanto manca al prossimo ristoro quello di metà percorso, la risposta è molto e ce ne accorgeremo.
Finalmente Pas du Diable 2.437 metri con 3.313 metri D+ buttati alle spalle si gira a sinistra e si scende per un sentiero tostissimo, grandi pietre e brecciolino con salti continui veloci tornantini non permettono distrazione se scivoli sono guai, magari non ci lasci la buccia, ma ti sbucci eccome se ti sbucci, appare davanti a noi un lunghissimo traverso che taglia un bel pratone.
Si corre una corsa leggera che ben conosco, non si fa un km in 4 minuti, ma nemmeno si cammina... Aspettiamo dietro ogni forcella il ristoro di Camp D’Argent , ma non arriva mai è veramente caldo, altro scollinamento e altro volontario che ci indica un bivio a sinistra, si torna a salire e la fatica inizia a farsi sentire, superiamo un folto gruppo di camminatori davanti a noi l’ennesima forcella e ancora avanti…… mamma mia , questi 20 km si sono dilatati e non finiscono mai.
Oramai siamo esausti, vediamo una pista di sci e la imbocchiamo, là in fondo il ristoro di metà gara pieno di gente finalmente Camp d’Argent troviamo le sacche consegnate all’organizzazione, ma soprattutto da mangiare, brodo caldo acqua frizzante, coca cola, ci prendiamo il nostro tempo…. tutto quello che serve, sono fino a qua 55 km e 3.463 metri D+. Vedo anche la Silvia e Max sono stanchi, ma determinati a partire … bene incito la Silvia a fare il pieno ha una fame boia ci sta… i francesi quando dicono autosufficienza non lo dicono a sproposito.
Riprendiamo la nostra corsa, io Franco e la Raffaella, ancora assieme questa sosta ci ha rinfrancato moltissimo e corricchiamo in quasi scioltezza la cosa mi riempie di ottimismo, anche l’addetto alle borse con i cambi ci ha tirato su, “dai da qua in avanti è piu’ facile” il grosso del dislivello è fatto…. marameo.
Parte il Neander-trail gemello corto, e un branco di cavalloni, freschi freschi, rischia di travolgerci, davanti a tutti Matteo Ghezzi che fa arrivare i talloni dietro alle orecchie i primi tre sono impressionanti per davvero, belli da vedere per davvero vorrei essere una mosca e senza dar fastidio appollaiarmi sul groppone di uno di questi purosangue per vedere l’effetto che fa correre forte in mezzo ad un bosco, bravissimi li facciamo passare tutti finchè un atleta veterano con un sorriso a 32 denti ci dice "sono l’ultimo", bravo anche lui avrà almeno 65 anni ed è li in braga corta e zainetto a godersi la natura … chapeau.
Inizia una lenta discesa che attraversa un territorio decisamente monotono e non può essere diverso, si scende di quota, lungo la strada incontriamo nuovi compagni di viaggio Emilio in compagnia di Simone e altri che un attimo perdi e l’altro ritrovi.
Siamo stanchi,la luce sta lentamente saturando i colori,il tramonto avanza, giu’ a Cap D’Ail c’è già chi è arrivato primo in metà del nostro tempo e sta comodamente dormendo nel suo sacco a pelo, riusciamo a correre ancora ed anche le gambe rispondono ancora discretamente.
Il territorio è decisamente più bruttino, sembra la nostra collina, attraversiamo boschetti di faggio e calanchi senza un briciolo di verde, ma si và avanti fra una chiacchera e l’altra, il bello di queste gare è questo spirito che unisce nella buona e nella cattiva sorte, assieme ci si sostiene e si cammina, arriva il buio e con quello finalmente il quarto ristoro Col de l’Ablè 74,8 km bruciati 4.163 metri D+, siamo stanchissimi questo CRO è durissimo e caldissimo una gara ad eliminazione, la montagna di pettorali che stringe in mano il volontario davanti a noi è lì a testimoniarlo, nessuno parla di ritiro, ma so benissimo che tutti almeno una volta un pensierino sul merito l’ha fatto.
Arrivano anche Max e Silvia proprio mentre ripartiamo, mi piacerebbe aspettarli, ma sono al limite non posso fermarmi piu’ di tanto, non riuscirei piu’ a riprendere il mio motore se si raffredda troppo non riparte più.
C’infiliamo decisi in uno stretto sentiero con la frontale ben infilata in testa vestiti per la notte, ma dopo un attimo ci spogliamo completamente rimanendo ancora in mezzemaniche, è più caldo che di giorno, è un sentiero di sasso bianco completamente esposto a destra e sarà così per un bel po’ di km, addirittura corro non voglio perdere il treno di Franco e Raffaella.
Sarà una lunga corsa nella notte, ora è il momento di stringerei denti cala un silenzio di tomba, siamo tutti vicini, facciamo gruppo ma nessuno parla ogni tanto un piccolo commento, ma sapere di essere in gruppo aiuta tantissimo, azzarola…. extreme race te la sei voluta ? Ed allora avanza, è gara durissima molto piu’ di quello che pensavo e il peggio è ancora a venire, nella notte francese di fronte a noi appaiono le lucine rosse di un gruppo di antenne è là che passeremo Cime di Gallian, ma ci vorranno ore ancora.
Sorpresona !!! Quella favolosa riga gialla che il buon Pietro ci ha fatto vedere in diapositiva è una paurosa discesa su una roccia friabile ed instabile, una roba perfetta per due gambe legnose da 80 km in groppa, è una discesa incredibile “metterete il culo a terra”, confermo messo e rimesso.
Per fortuna davanti Franco è stato un perfetto apripista, attento ad indovinare le balise molto scarse e nascoste.
Ho tenuto botta, ho resistito con i denti e dopo l’ennesimo scivolone finalmente le luci e il ristoro dove mi sono avventato su un ottimo brodo caldo e purè, eravamo tutti cottissimi, siamo scesi a 740 metri e siamo al km 94, ci guardiamo in faccia e ci diciamo “non esiste” sulla nostra destra il terribile Baudion e la sua cima lassù a 1.237 metri, arrivano anche Silvia e Max che si fà ? Si parte naturalmente e tutti assieme abbiamo 8 ore di tempo per 18 km, cazzarola a costo di avanzare sulla lingua, ma questo CRO si ha da finire.
Iniziamo a salire e subito bastano pochi passi per capire che roba è questa salita praticamente attacca in verticale davanti Max che riesce ad essere in allegria anche sotto fatica, poi io e dietro Silvia a seguire tutto il resto del plotone, una fatica bestiale si gira un tornantino per volta ed ad un certo punto si apre il bosco e mi ritrovo esposto sul vuoto a sinistra.
Sarà la stanchezza, ma mi trovo in difficoltà chiedo aiuto a Silvia che mi supera e mi guida col suo passo tranquillo.
Ha ragione chi dice che l’esposizione di un sentiero e il senso di pericolo è soggettivo,ogni individuo la vede a modo suo e recepisce il messaggio individualmente, ma io so che lì se scivolavi erano caxxi amari insomma non si aveva da fare, ma piano piano siamo saliti in cima arrivando a 1.237 metri saranno 497 i metri di dislivello un paio di lm scarsi 1 ora e 45 minuti di fatica bestiale.
In cima una capra nera mi guarda come fossi un marziano sbucato mentre albeggia sul suo regno, subito ci buttiamo nella discesa tanto decantata e pericolosa, ma non mi sembra più di tanto lo è stata molto di più la precedente adesso abbiamo solo voglia di arrivare.
Scendiamo velocemente Silvia si ferma un attimo a bendare il ginocchio del Max sosta ai box ci dicono di procedere e così facciamo sentiamo l’arrivo dietro l’angolo.
Giriamo attorno alle antenne e scendiamo velocemente verso Montecarlo sbucando finalmente a fianco di un campo da golf è finita naturalmente no! ci fanno girare e salire scendere per almeno altri 5/6 km per poi finalmente raggiungere stremati la spiaggia, corriamo sotto il gonfiabile felici buttandoci in mare poco dopo...fantastico l'acqua fredda è un toccasana meraviglioso.
Finisher dopo 28 ore e 28 minuti ha ragione la Raffaella alla fine rimane solo una cosa avere finito questa corsa dalla montagna al mare.
Ci saranno giudizi pesanti su questa gara, ma ragionando a mente fredda niente di quello che è stato non ci era stato detto, l'unica cosa che mi permetto di criticare è l'autosufficienza alimentare corretto avere ognuno il proprio cibo e soprattutto l'acqua, ma quando di dice che qualcosa sarà presente ai ristori questo deve essere fatto sia il primo che l'ultimo devono poterne godere.
Sicurezza? Era presente lungo il percorso ? Io ho visto un'auto medica soltanto e forse altre c'erano, ma io non le ho viste in giro, non so come era pensato il soccorso di un eventuale infortunato, la mia non vuole essere polemica, forse tutto era previsto e anche in maniera funzionale, ma io non mi sono sentito sicuro, forse noi trailer italiani siamo troppo coccolati, penso alle vie di fuga studiate dal Kappadocio agli elicotteri in preallarme al CAI presente ovunque.
Però questo CRO è gara speciale vuole fatta e conquistata e io dico di farla... finirla e se volete criticarla.
Ora mi riposo per davvero perchè stavolta la fatica è stata tanta, rimangono solo ricordi fantastici il resto è spazzato via da una doccia calda e un giorno di riposo, rimane solo il viaggio con gli amici, la corriera veneta il mare e un ricordo da finisher.... il resto non conta.
Dante
giovedì 21 giugno 2012
E che extreme race sia
Sento la necessità di perdermi in montagna lasciando che gli occhi si riempiano di cose vere come l'erba la roccia gli alberi e lasciare che la fatica arrivi inevitabilmente pian piano aggredendoti lentamente fino al quasi sfinimento.
Ho bisogno di questo come l'aria che respiro, altrimenti muoio schiacciato da troppi pensieri, siamo troppo indaffarati a correre dietro a spread, mutui, debiti o crediti che siano per goderci la vita... che coglioni la casualità ci ha donato un cervello e noi non abbiamo capito niente e mai lo capiremo.
Proverò a raccontarla questa avventura perchè per me tale sarà, probabilmente la più bella... fino alla prossima.
Bon courage robbi e rialza la testa forza !
lunedì 21 maggio 2012
Weekend da dimenticare
Quando senti parlare di un terremoto vivi la notizia sempre in maniera quasi ovattata, ne rimani certamente colpito, ma comunque difficilmente puoi riuscire a cogliere quanto un evento del genere possa sconvolgere in maniera profonda la vita di chi lo subisce… se non hai la sfortuna di subirlo direttamente è comunque un evento lontano.
Ho vissuto il terremoto in Irpinia, ero là a fare il militare, so cosa vuol dire,ma stavolta è stato diverso profondamente diverso.
Intendiamoci, io sono ben lontano dall’essere considerato “vittima” di questo ultimo terremoto emiliano, per fortuna tra me e l’epicentro ci sono quei 20 o poco piu’ km che hanno permesso di non subire danni materiali, ma è casa tua… il tuo territorio.. la tua gente l’anima viene scolpita in quello spazio profondo che quando viene intaccato, in maniera negativa o positiva che sia, si segna profondamente scavando sensazioni permanenti.
Il letto ha tremato in tutto 20/30 secondi erano le 4 del mattino di Domenica, profondamente addormentato ho aperto gli occhi capendo al volo cosa stava capitando.
Oggi è Lunedi oramai il peggio è passato, due giorni di scosse qualcuna forte qualcuna più leggera, ma sul terreno rimangono purtroppo giovani vite troncate mentre lavoravano e tante famiglie che in questo momento stanno sistemandosi sotto le tende della Protezione Civile, sperando che presto sia dato a loro il permesso di rientrare nella propria casa.
A me rimane la consapevolezza che la vita può essere ribaltata in un solo attimo, portandosi via tutto il suo carico di certezze.
E’ proprio vero, ogni secondo della nostra esistenza vuole vissuto con l’idea che tutto questo è un grande regalo di cui godere il più intensamente possibile senza buttarsi addosso croci di nessun genere, può essere un discorso egoista forse sbagliato, ma mi è venuto di pensarla così due giorni dopo che la mia casa ha tremato per 20 interminabili secondi … e non mi è successo niente.
Dante
venerdì 11 maggio 2012
Abbots Way 2012
Ed alla fine sono anch’io un “vero” abate da 125 km + 5 km di errore da percorso e 28 ore di gara.
Ho partecipato negli ultimi 3 anni con tutti gli abbinamenti possibili, Twean Team dividendo il percorso e la fatica con un gemello, tappa doppia 65km + 60 km con sosta per dormire a metà e ripresa il giorno dopo , ed ora che sono grande la lunga per sentirmi un vero ultratrailer.
Vorrei fermare alcuni istanti, scriverli per non dimenticare per poi domani ripescarli pesandoli nel tempo per vedere se ancora l’emozione che ne scaturisce conserva intatta tutta la sua forza.
80 anni cosa aggiungere d’altro
PARTENZA
Stavolta è sul ponte causa mercato, ed è ancor più bella, da un ponte gobbo all’altro là lontano a Bobbio, sono stranamente carico e non so io nemmeno il perchè, forse perchè semplicemente ci sono e sto partendo per quello che io considero un pò la mia gara ne leggevo le cronache già anni fà quando ancora questi trailers mi sembravano tutti pazzi invasati, ora sono qua invasato tra gli invasati detto alla Geronazzo Ruperzio c’è….
PRIMA CRESTA 22 km
E qui ho la consapevolezza che sarà gara dura, un forte vento spazza lo stretto sentiero che porta al passo di Borgallo, sta piovendo a tratti e ho indossato definitivamente la mitica Magic della Montura per proteggermi dal freddo… la domanda sorge spontanea, ma se è freddo ora stanotte che roba sarà.
BORGOTARO 33 km
Nella mia testa il primo step 33 km grosso modo e la Crucca mi corre incontro, la mia tifosa preferita, e penso che è bello sapere che lei c’è… lì che mi aspetta fiduciosa, lì…. che mi sopporta da 30 anni condividendo tanto…. tendente al tutto e questo mi dà forza, mi dà calore e sicurezza… si và …ma si dai si và, si và nella vita e nella corsa è bello così.
PIEVE DI GRAVAGO 56 km
Bello quel cimitero che si vede lì in basso sulla sinistra, cade l’occhio, e si và giù per una strada asfaltata… testa in folle … relax… gambe che girano da sole sciolte và tutto bene, dietro l’amicoFausto mi segue sta mandando un SMS alla sua socia “preparati al cambio tra un ‘ora e un quarto arriviamo a Bardi”.
Bello il panorama, ha quasi smesso di piovere dopo ore ore di acqua, bella la chiesa lassù sulla montagna a destra…. STOP !!! Brusco risveglio, il cuore si ferma, la chiesa…. azz… velocemente la mente elabora pesco dall’archivio con l’aiuto del neurone rimasto vigile l’immagine dell’anno scorso, quella chiesa….. io ci devo passare di fianco… ma PORCA TR…… e ancora sozza e vigliacca, sarà almeno 3 km che non vediamo balise o pallini bianchi … e una grande scritta apparve nel cielo COGLIONAZZO!!!!
Torniamo velocemente indietro, trovando sulla strada altri trailer che hanno commesso il mio stesso errore (mal comune mezzo gaudio) li fermiamo e si torna al simpatico cimitero dove alla sua destra un ben visibile e segnalato bivio porta sulla strada giusta. Mi viene un ‘incazzatura tale che innesco la quinta e mi faccio almeno 3 km a tutta in salita.
Saranno 5 km e almeno 45 minuti in più tra capire e ritrovare il giusto sentiero. Amen, ma inizia un tarlo che cerco di respingere… è un piccolo byte che debbo non far passare perchè negativo, lo conosco, distruggi questo virus prima che lui distrugga te, sei a posto, hai le gambe fresche, la testa ragiona ti stai solo divertendo…
BARDI 65 km
Scambio due chiacchiere con un gruppo di Modena tra cui Patrizio che imparerò a conoscere meglio, stanno mollando lo vedo… lo sento… cerco d’istinto di risollevare l’animo al plotone, chiacchierando e provando a convincere prima loro e poi me stesso che un errore anche di un’ora poco ci sposta.
L’ultimo strappo e finalmente Bardi e la Crucca che mi aspetta oramai è sera tra un po’ i primi arriveranno a Bobbio al traguardo… io sono a metà strada. Cambio completo in attesa di Fausto che dopo qualche minuto arriva stanco, ma sollevato per avere portato a termine la sua parte di gara.
La Barbarella è pronta da mò, io un pò meno… scatto d’orgoglio, mentre dentro di me il tarlo si agita, lo schiaccio deciso mi cambio son pronto facciamoci questi ultimi 60 km.
pit stop a metà
Alla pedana troviamo Elio appena arrivato grandissimo è la sua prima volta nella SUA gara e penso che stà andando alla grande, foto di rito e partiamo in quattro la Barbarella, la Marta e l’Adele ricciolona di Ferrara.
FARINI 95 km
Viene chiuso l’accesso al Monte Lama peccato troppo freddo e troppo pericoloso giusto così bisogna accettare quello che l’organizzazione decide poche pippe, cambiato di fresco e tutta un ‘altra cosa dovrò spararmi 13 km d’asfalto tanti, ma li facciamo in compagnia io e la Marta lasciamo sfilare la Barbarella fresca che ben presto si perde nella notte non riesco a tenere il suo passo.
Dopo un pò anche la Marta mi lascia è stanca e gli hanno fregato le bacchette fà fatica in discesa, ma è una lottatrice e so che arriverà.
Inizia il tratto più intimista quello che più temo perchè non ho mai fatto…. arriva la notte quella vera fatta di lucine che si accendono nel buio illuminate dalla luce della frontale per terra tanto fango i piedi mi fanno male… tutto il piede, si può solo camminare non riesco a correre scivolo a destra a sinistra non percepisco bene le pendenze e mi trovo spesso a prendere velocità .
Qua si gioca con la testa e partono i pensieri che si susseguono uno dietro l’altro a volte senza nessuna logica ogni tanto incontro un concorrente “ciao” “ciao rispondo” poi ci si perde nella notte.
Arrivo a Bruzzi dove sotto il portico della trattoria c’è il ristoro, mi chiedono il numero, bevo coca cola e brodo caldo… wow !!! Fantastico butto l’occhio dentro e vedo tanti ritirati seduti sulle sedie del bar, facce stanche come la mia …. e no non ci sto “ciao ragazzi grazie di tutto siete fantastici” saluto i volontari da ore lì sotto l’acqua e via prima che il tarlo risorga Bobbio Bobbio Bobbio poche pugnette.
E torna la notte buia ….. devo alzare l’attenzione sbagliare adesso sarebbe una sciabolata al morale , ma il percorso è segnato benissimo, ogni tanto vedo delle lucine là davanti a me meglio così, piove forte con un’insistenza ostinata ….catinelle d’acqua arrivano dal cielo, ma sembrano arrivare anche da sotto dal fianco a 360 gradi è acqua, secchiate d’acqua gelida e mi si stampa un sorriso in faccia … anzi rido ed anche forte da solo come un matto… ma cosè che ci fà fare tutto questo è una roba di sofferenza, di resistenza, di testa dura, ma soprattutto perchè mi piace così tanto questo momento… no non può essere normale.
Scivolando su quintali di fango arrivo a Groppallo ho raggiunto due trailer un ragazzo e una ragazza che avanzano in silenzio uno accanto all’altro provo a parlare, ma penso che forse sono di troppo non vorrei rompere i coglioni e allungo.
Provo a correre, ma una sbandata mi fà ragionare lascia perdere…. cammina ed è silenzio un silenzio assordante, sono le 3 di notte quando improvvisamente sento il classico grugnito del cinghiale sulla mia destra chiaro e forte, faccio casino e sbatto le bacchette metalliche, io non ho paura, ma non succede nulla, dopo 300 metri mi giro per vedere se ved0 dietro me ancora le frontali della coppia, quando dal bosco sbuca il maiale peloso non è grande, ma attraversa lo sterrato velocissimo davanti a loro ed incredibile, nessuno dei due lo vede troppo concentrati a guardare dove mettono i piedi.
Inizio a tremare nella notte, azz… ho freddo ci sono 5/6 gradi non di più e a forza di prendere acqua il freddo arriva, ma poi laggiù un paese illuminato, lo riconosco è Farini…. dai Robbi ! Dai!… Finalmente il ponte di Farini e il ristoro del km 95, per me km 100 penso, passo sopra la pedana del chip che lancia il suo fischio nella notte ed entro al ristoro.
FARINI BOBBIO 125 km
Dopo una sosta ristoratrice di ben 45 minuti, facciamo gruppo lasciando Farini e partiamo verso la Sella dei Generali, siamo in cinque, io e Patrizio unico rimasto in gara del gruppo modenese di Bardi, Max e Silvia la coppia di prima e un quinto di cui mannaggia non ricordo il nome mi sembra Denis, ragazzo silenzioso di pochissime parole.
Facciamo un bel gruppo e avanziamo prima nella notte poi in un’alba ristoratrice che finalmente porta via l’acqua e il freddo, si chiacchiera e s’avanza a fatica, un passo leva l’altro, ma si và su ed io mi sento bene ed inizio a vedere positivo, ma è lunga ci vorranno almeno altre 8 ore e sono già 20 le ore di gara fatte fino a qua.
Poi la Sella dei Generali il minestrone degli alpini e via la picchiata verso Coli io e Patrizio proviamo a correre, ma dai si va…. però decidiamo di stare assieme al gruppo oramai non cambia nulla.
Sarà ancora 10 km d’asfalto e sentiero con la salita prima di Coli che strappa breve ma intensa, penso a Giacomo che direbbe “brensa”, poi piano piano arriviamo al dunque, aspettavo questo momento da un pezzo, siamo avanti io e Patrizio, Silvia e Max camminano dietro lenti, ma inesorabili…. laggiù Bobbio finalmente lo vediamo… ora lo so arriveremo in fondo e un nodo mi stringe la gola, voglio dire qualcosa al mio compagno, ma non riesco neanche a parlare ho qualche lacrima agli occhi azzo… vecchio babbione, ma quanto è bello questo momento…
Discesona tecnica fatta correndo giù per il sentiero, ho le gambe che ancora girano incredibile, voglio arrivare in fretta e finalmente laggiù vedo risalire la Crucca e Fausto e la Barbarella, belli riposati ed è festa, foto di rito davanti al ponte gobbo il traguardo può aspettare.
Abati Ruperzio e Patrizio ci sono….
Poi corriamo ed attraversiamo il ponte, perchè lì dice Patrizio si deve correre, solito giro dentro Bobbio, tanto pensato, tanto agognato e finalmente là in fondo il traguardo dove il mitico Alex Geronazzo urla il mio nome Abate Ruperzio a Bobbio c’è…… e Armando grande! Che mi viene incontro e mi dà il cinque .
Ed ora col morale alto e tanta felicità dentro si pensa al CRO che verrà, con più fiducia…
E lentamente nella testa tarlata del giovane trailer s’insinua un’idea balzana ……pericolosissima e strisciante….. lunga 160 km e che gira attorno a un monte alto…. molto alto… come il mio pensiero.
Avanti alla prossima avventura.
Abate Dante che corre per la Nutella
martedì 24 aprile 2012
Elbatrail 2012
La verità ? L’isola d’Elba mi è sempre stata un pò qua, colpa mia probabilmente, ma l’impatto con questa terra circondata dall’acqua è sempre stato negativo, quindi mi sono avvicinato a questa gara per vedere se si poteva porre rimedio… e rimedio si è posto, perchè la risposta isolana è stata semplicemente meravigliosa, alla facciaccia mia e delle mie paturnie.
Il prologo è commovente, sbarchiamo a Portoferraio ad equipaggio completo Alessandro e Paola la Donatella e la Crucca, macchina tosco-emiliana in perfetto stile economy come la situazione oramai richiede.
Dopo il ritiro pettorali il breafing dove Max Russo ci racconta di come l’associazione “Eleonora per vincere” sorta in memoria di Eleonora, prematuramente scomparsa in giovane età, e voluta fortemente dai suoi genitori, ha raccolto in pochi anni 320.000 euro per costruire una favolosa scuola in Madgascar.
Vedere tanti bimbi sui banchi è stata emozione vera… bello sapere che quel poco che si spende per questa, ed altre manifestazioni associate, viene interamente destinato ad un progetto del genere, non ho conosciuto Eleonora, ma per essere ricordata con così tanto amore doveva essere persona veramente speciale.
Nel breafing Max spiega e sottolinea chiaramente la durezza del percorso, ma quanto sia duro per me nessuno lo ha ben presente, nemmeno il sottoscritto… e che vuoi che sia… sono poi 46 km ne ho appena fatti 42 la domenica scorsa in mezzo a tonnellate di fango (vedi TCE 2012) quindi 46 km secchi con 2.200 D+ che sarà mai ….. ignarooooooo !!!!!!!
Un pasta party ricco con tre primi, dolce, verdure, vino e caffè, due passi per Marciana Marina veramente carina col suo lungomare e poi in branda, il giorno dopo sveglia alle 4e30 per far colazione alle 5 del mattino e partire alle 6e30, ma cosa sarà mai che ci dà tanta motivazione ? Mistero del podista, che sia esso da bitume o da sterrato, non ho mai visto tanta predisposizione al sacrificio in nessun altro sport.
Marciana Marina
Poi in un amen viene mattino e ci si trova alla partenza, quanti top trailers tutte facce che posso vedere solo un attimo alla partenza, facciamo una veloce spunta per collegarci con il chip di wedosport e via s’inizia a correre baciati da questa alba … e già questo per me vale l’alzataccia.
Dolce in fondo il momento del ricordo di Eleonora sancito da un minuto di silenzio viene salutato da un arcobaleno che improvvisamente appare in cielo…. quasi che da lassù qualcuno volesse salutare e dare il via a questo favoloso trail.
Qualche metro d’asfalto e s’inizia a salire per un single tracks verso il paese di Marciana si stà spesso in fila indiana per poi accelerare dove si può correre in piano.
All’ 8° km primo ristoro a Marciana e già ho potuto toccare con mano quanto sia bella l’Elba e intensi i suoi profumi, sarà la primavera, ma l’aria è ricca di odori e i cespugli pieni di fiori mettono allegria.
Attraversiamo il paese per ripidi scalini che si susseguono, un dedalo di viuzze con casette ordinate e colorate una addosso all’altra, lasciate le ultime abitazioni inizia la via Crucis, c’è davvero :-) e vicino a quella reale ognuno si fà la sua… personalissima penitenza.
Non avevo capito nulla dell’Elba è semplicemente meravigliosa, sotto il mare ed io rischio in continuazione di cadere è bellissimo il panorama, ma ancora non ho visto niente, io la Dona e Alessandro procediamo assieme e al 14° km inizia una interminabile discesa di 8 km, dolce non troppo ripida, ma piuttosto tecnica, passaggi stretti single track, pietre spesso smosse… non si molla mai è un trenino di 8/10 persone passo da educanda, ma continuo fino al ristoro del km 20 dove arrivo con la consapevolezza che sarà dura arrivare a fare tutti i 46 km.
Foto by Federico Corbinelli
A Pomonte 20esimo km dopo aver ingurgitato l’ingurgitabile e miscelato il tutto con 3/4 bicchieri di coca-cola (bevanda miracolosa altro che Lourdes) ripartiamo dal ristoro con una consapevolezza se la matematica non è un opinione siamo partiti dal mare abbiamo scavallato una montagna e siamo tornati al mare quindi…. ci tocca soffrire e spingere in salita per tornare a quelle antenne lassù… azzarola molto lassù sul Monte Capanne.
E infatti saranno quasi 6 km di pura fatica zitti zitti si sale lasciando sulla sinistra il sentiero appena sceso, la parte finale la vedete qua sotto, prima dell’arrivo a Pomonte
Una discreta ascesa, ma in cima alla “Grottaccia” io ci starei delle ore… là sotto Pianosa, più in là l’ isola di Montecristo e forse, ma non ne sono sicuro, l’isola del Giglio mamma mia !!!! Che meraviglia.
Arriva anche la fatica infatti la Donatella ingrana la quarta e in salita inizia a fare un ritmo che io e Alessandro ci scordiamo la lascio andare, probabilmente riuscirei a starle al passo… probabilmente però.
Inizia una pietraia particolare rocce granitiche, che non non ho mai pestato il percorso è ben balisato , ma a volte è difficile seguire la traccia, sono già bello stanco ho i piedi doloranti sento i tendini infiammati ed inizio a sentire i sassi sotto la suola spingere sulla pianta del piede le INOV 318 hanno una tomaia eccezionale per la tenuta, ma scaldano molto non sono soddisfatissimo anche in discesa ho la punta delle dita che sfregano sul bordo scarpa…. uffa….fatica, dolore… ma quanto mi piace questo sport :-)
Ho finito l’acqua, ma porca vacca un litro in 10 km e devo farne altri 3 di km, a mio parere questo pezzo è durissimo bisognerebbe correre, ma lo facciamo saggiamente solo in discesa un addetto ci dice manca mezz’ora al ristoro del 33° km sarà la mezz’ora più lunga dell’anno … non si arriva più.
All’improvviso sentiamo uno scalpiccio improvviso ed un branco di mufloni ci taglia la strada, bellissimi, non facciamo neanche in tempo a respirare che spariscono nel bosco, che meraviglia di bestie, quattro ruote motrici e una forza da Caterpillar.
Finalmente il ristoro al km 33,70 siamo scesi a 614 mt e dobbiamo risalire a 1.013 mt in poco meno di 4 km altra salitella, sono un pò sfiduciato sono 6 ore 20 circa di gara e la mia previsione di 8 ore la vedo lontana anzi lontanissima forse si sta nelle 10 ore del tempo massimo.
Ripartiamo Io e Garri Alessandro verso la montagna tutta salita si cammina solo, ora mi aspetta il tratto attrezzato non ho una gran spinta a farlo deciderò sul momento lì per lì, appaiono le antenne del Monte Colonne e sul profilo si vedono i trailers che avanzano in cresta, a vederlo di lontano fà impressione sembrano camminare su un filo di rasoio …. aumenta il “cagamento” entriamo in un bosco e uno stretto giro di tornantini ci porta ad un traverso di pietroni 100 metri e oplà appare l’uomo del soccorso alpino che presidia l’attacco del pezzo attrezzato, si può aggirare la “mini arrampicata” con un taglio del percorso consentito, il tratto si allungherebbe, ma si evita il tratto esposto.
Chiedo il parere all’esperto : << Io soffro di vertigini con conseguente cagamento diffuso con smottamento orizzontale e verticale spero senza uscita di materia, che mi dice faccio l’alpinista o scappo per la via di fuga ? >>
Lui sorride e mi indica la via che porta alle funi dicendo: << Fai come vuoi… però per la via di fuga saresti il primo>>.
Bastardissimo….. lo ringrazio e mi avvio verso le funi.
Prendo saldamente in mano il cavo d’acciaio e via…. un passo avanti all’altro vincendo la paura che stranamente in breve sparisce sono concentratissimo, sto parlando di un passaggio che qualsiasi bambino farebbe con un dito nel naso, per me è Everest, però bellissima sensazione vincere la paura ti dà morale e forza, riesco a anche a guardare giù…
Poi la guida del CAI dall’alto ci chiede di liberare velocemente la via perché sta arrivando un elicottero e se arriva con la spinta delle pale ci troviamo a Marciana via aerea, in breve arriviamo in cresta dove ci fà sedere e dove staremo fermi almeno 30 minuti assistendo al recupero di un nostro compagno con un calo di pressione tostissimo che non gli permette di camminare.
Pensate che alla fine il ragazzo del soccorso alpino si è anche scusato per averci fermato per 30 minuti, della serie.... si fanno il mazzo per noi appollaiati sulla cima di una montagna per 12 ore... ci danno assistenza in
caso di necessità e ci chiedono scusa... semplicemente stupendi.
Ripartiamo e riprendiamo la cresta e finalmente le mitiche antenne appaiono lassù.
Siamo al 37 km e scendiamo per una discesa veramente tecnica pietrame accatastato e instabile ed estrema
attenzione a dove e a come si mette i piedi, qua in parecchi ci hanno già lasciato la buccia.
Il resto sarà solo discesa e stringere i denti per contrastare i vari piccoli mali da infiammazione ai piedi, poi l’arrivo del mitico “GeriatricTeam” mai domi :-) ed in “sole” 10 ore e 10 minuti (però bisogna detrarre la sosta elicottero di 30/40 minuti) arriviamo di nuovo a Marciana Marina.
Io sono stracontento, ho fatto anche il pezzo difficile “tra virgolette” e mi sento Bruno Brunod dopo la conquista del record sul Cervino, sono stanchissimo e mi piovono tutti i miei 52 anni sul coppone, ma sono al settimo cielo…. ho passato un weekend da sogno ho pascolato su un percorso disegnato in maniera perfetta in un ambiente naturale che mi ha lasciato basito….
Ho un solo rammarico e perché caspita mi sono accorto di questa gara alla quinta edizione ?
Alla prossima avventura sicuramente la più bella :-) ogni lasciata è inevitabilmente persa.
Dante