"L’atleta è un uomo che ha deciso di spostare indietro le mura della propria prigione". Antoine Blondin
Se non ci provi hai Perso ancora Prima di Partire !!!
E se arrivi in fondo, hai Vinto Sempre e Comunque.
Beppe GM & Gert dal Pozzo
martedì 26 giugno 2012
Le Grand Raid International du Cro-Magnon 2012
il CRO l’ho sempre visto come un punto d’arrivo, un condensato di tutto ciò che amo di questo sport, ed appena ho avuto l’occasione di iscrivermi l’ho fatto senza esitare nemmeno un attimo.
Tanti i racconti che avevo sentito su questa competizione, tante le emozioni lette negli occhi di chi l’aveva fatta e mentre si avvicinava il via di pari passo cresceva la preoccupazione, ce la puoi fare o stai chiedendo troppo ?
Leggi altimetrie, rubi racconti sulle edizioni passate, studi il roadbook… ma niente di quello che sarà veramente potrà esserti anticipato, il CRO per capirlo bisogna correrlo e per assaporarlo vuole fatto sedimentare.
Tutto alla fine vuole messo in fila ed un un pò alla volta ti riempie dentro e quando inizi ad assaporarlo la prima cosa che ti viene in mente è l’aggettivo posto a fianco della parola "race" cioè “Extreme”, un accoppiata di parole su cui io e tanti come me, avevano bellamente glissato, perchè una cosa è sicura e ce l’avevano raccontato in tutte le salse, questa gara è una gara durissima una vera competizione estrema a tutti gli effetti.
Partiamo da Bologna io Gianluca e Mark per trovarci a Piacenza e proseguire il viaggio sulla mitica corriera dei veneti che grazie all’impegno di Lorenza, organizzatrice perfetta, fanno gruppo lasciando il compito di guidare a chi lo fa di mestiere e non ad un branco di trailer che, soprattutto al ritorno, saranno più morti che vivi.
Arriviamo a Limone giusto in tempo per il ritiro del pettorale e per il breafing dove Pietro, l’organizzatore, fà gli onori di casa, è presente anche Marco Olmo leggenda vivente del trail, un uomo che vorresti sempre veder correre, ma i suoi 63 anni iniziano a pesare e con la sua voce velata da una grande malinconia ammette “ragazzi io sono già stanco di far queste faticacce” e se lo dice un signor atleta come lui la cosa preoccupa.
Mangiamo al pasta party scambiandoci le ultime impressioni cercando di “smussare” l’ansia poi tutti in albergo partenza ore 5, quindi a letto con le galline per svegliarsi alle 3 e mezza, ma prima c’è da preparare lo zaino io ed Elisa, compagna di stanza, svuotiamo e riempiamo per almeno 1 ora e mezza…. per poi andare a letto col dubbio di aver scordato chissà cosa.
Alle 4 del mattino la piazza di Limone è un fermento di trailers assonnati, capisci subito che questa non è una gara qualsiasi, c’è una grande concentrazione negli occhi degli atleti che io mai avevo visto prima del via di una nostra gara, l’attenzione è alle stelle, neanche il tempo di perdersi in chiacchiere che senza tanti fronzoli scatta il via, quasi non me ne accorgo, e 340 atleti mentre l’alba rompe l’oscurità si avviano verso l’avventura non c’è nemmeno bisogno della frontale…. alè bon courage Ruperzio.
Attraversiamo velocemente Limone per iniziare a salire sotto una stazione di una seggiovia, mi guardo attorno e vedo facce non adatte alle mie gambe, troppo veloce subito rallento qua non si può sbagliare, ci arrampichiamo su una strda sterrata per poi abbandonarla e salire una stretta vallata sulla nostra sinistra bisogna salire di 1.526 metri il silenzio cala sul gruppone in fila indiana attraversiamo un ruscello e saliamo incessantemente, davanti a me vedo la Raffaella, mi piace, la sua esperienza è una garanzia decido di seguirne il passo se mi rendo conto di rompere i maroni poi mi stacco.
Scambiamo due parole e capisco che si può stare assieme, esattamente quello che cercavo :-)
Siamo all’inizio e già attorno è uno spettacolo naturale, pratoni di mirtilli fioriti e tane di marmotte ci accompagnano fino in cima, è caldo già adesso e già si sente… sarà dura ho due borracce da 500 cc più una bottiglietta da mezzo litro mi scolo 1 litro e mezzo d’acqua in 18 km… la vedo grigia, ma non nera.
Arriviamo finalmente in quota, a sinistra Fort Pepin e la cima del Beccorosso 2.204 metri finalmente si può correre in piano dosiamo il passo e via verso Fort Central e il primo ristoro è un piacevole sentiero di cresta che ci accompagna per poi scendere di quota fino al ristoro, sappiamo che troveremo solo acqua o poco piu’ e così è.
A volte il particolare di un profilo altimetrico ti può insegnare molto su ciò che ti aspetta, ma a me quel particolare era sfuggito :-)
Mentre scendo vedo ad un bivio un solerte volontario che manda il plotone a sinistra, l’occhio mi cade su un sentiero che s’inerpica verticalmente, ma ancora ignoro quanto verticalmente.
Saranno tra si e no 200/300 metri iniziamo a salire in mezzo ai mirtilli, guardo i piedi di Raffaella e mano a mano che si sale passo dopo passo, la parete ti viene sempre piu’ vicino… mamma mia !!!
Capisco che è il momento di tirare fuori le palle “Don't Panic” il sentierino diventa una roba da una scarpa e finalmente capisco cosa voleva dire Pietro l’organizzatore col suo “ci sarà da mettere le mani a terra” siamo in verticale tutti in fila, ma è incredibile non ho paura, l’incedere della Raffaella regolare mi aiuta tantissimo, unico problema le bacchette non servono a nulla anzi mi stanno d’impiccio non poco, bisogna aggrapparsi.
Saranno 20 minuti, per me un secolo, ma quando ci viene incontro l’addetto al controllo ho un sorriso da conquistatore e 1.000 litri di adrenalina mi girano in corpo Fort de Giaure ti ho domato, grazie Raffa non lo sai, ma mi hai dato tanta tranquillità.
Siamo a 2.254 mt abbiamo accumulato un 1.556 D+ sono passate 6 ore 40 minuti ci avviamo verso il secondo ristoro imboccando sentieri stratosferici, un paesaggio incredibilmente selvaggio, traversi su pietraie e boschi bellissimi girando lo sguardo a sinistra si vede per un buon tratto il sentiero appena pestato e si notano i puntini di chi corre dietro di noi, brutto a dirsi, ma sapere che hai qualcuno anche dietro dà un po’ di morale.
Scendiamo velocemente da un pratone e arriviamo ad una fontana dove finalmente ci si rinfresca, è caldissimo queste oasi sono benedette.
Si riprende, sbagliamo il percorso e non siamo gli unici a giudicare dall’erba pestata per ritornare indietro alla ricerca della “balisa perduta” l’errore è comune a molti, ma trovata la via giusta riprendiamo la corsa attraversiamo un torrente con acque limpide a Pont de Gasis e scendiamo a sinistra per la strada asfaltata siamo scesi tantissimo e arrivando al secondo ristoro siamo a 1.496 metri 36 km percorsi.
Questo ristoro è una grande delusione, mi aspettavo un pò di sostegno alimentare, ma troviamo un piatto con cioccolato fuso dal sole acqua e coca cola calda, due piattini di bucce d’arancio e limone e un pò di tortino…. va bene l’ autosufficienza alimentare ampiamente segnalata, ma qui sembra quasi una presa in giro se poco è da dare vuole dato a tutti ai primi e agli ultimi.
Ripartiamo verso il tratto che sto aspettando l’attraversamento del Parc du Mercantour, infiliamo i gommini nei bastoncini come da regolamento per non rovinare eventuali ghirigori rupestri e via ci avviamo verso il lac de Merveilles e qui è spettacolo puro, quello vero, che solo una natura incredibilmente bella e rigogliosa può dare un torrente ci seguirà fino alla fine di un sentiero incredibile tra alberi meravigliosi e centinaia di fiori colorati rododendri fioriti, viole, piccole orchidee, è un susseguirsi di colori ricchi di mille sfumature si … tutto questo vale almeno il doppio del sudore speso, abbiamo per fortuna anche un po’ di vento che mitiga il caldo.
Arriviamo al rifugio de Merveilles attorno a noi un anfiteatro di montagne selvagge con mille sentieri che le tagliano, ed il lago sotto dove si specchiano le cime, c’è un controllo e una fontana fantastica, azzo !!! Qua ci vorrebbe una branda e una settimana di ferie altro che CRO MAGNON, mi lamentavo del fatto non ci fosse neanche un animale e zac appare pure lo stambecco cornuto :-)
Ci sorpassa una figura nota tra i traillers la Giancarla Agostini una che si cucca in una settimana i km che io faccio in un mese, ha un passo da montanara che io non seguirei in bicicletta complimenti.
Incontriamo Franco da Asiago che si unisce a noi ed assieme proseguiamo del nostro passo, può essere anche lento, ma costante e continuo si avanza fra le rocce senza vedere dove si scollina e iniziamo a fare i conti di quanto manca al prossimo ristoro quello di metà percorso, la risposta è molto e ce ne accorgeremo.
Finalmente Pas du Diable 2.437 metri con 3.313 metri D+ buttati alle spalle si gira a sinistra e si scende per un sentiero tostissimo, grandi pietre e brecciolino con salti continui veloci tornantini non permettono distrazione se scivoli sono guai, magari non ci lasci la buccia, ma ti sbucci eccome se ti sbucci, appare davanti a noi un lunghissimo traverso che taglia un bel pratone.
Si corre una corsa leggera che ben conosco, non si fa un km in 4 minuti, ma nemmeno si cammina... Aspettiamo dietro ogni forcella il ristoro di Camp D’Argent , ma non arriva mai è veramente caldo, altro scollinamento e altro volontario che ci indica un bivio a sinistra, si torna a salire e la fatica inizia a farsi sentire, superiamo un folto gruppo di camminatori davanti a noi l’ennesima forcella e ancora avanti…… mamma mia , questi 20 km si sono dilatati e non finiscono mai.
Oramai siamo esausti, vediamo una pista di sci e la imbocchiamo, là in fondo il ristoro di metà gara pieno di gente finalmente Camp d’Argent troviamo le sacche consegnate all’organizzazione, ma soprattutto da mangiare, brodo caldo acqua frizzante, coca cola, ci prendiamo il nostro tempo…. tutto quello che serve, sono fino a qua 55 km e 3.463 metri D+. Vedo anche la Silvia e Max sono stanchi, ma determinati a partire … bene incito la Silvia a fare il pieno ha una fame boia ci sta… i francesi quando dicono autosufficienza non lo dicono a sproposito.
Riprendiamo la nostra corsa, io Franco e la Raffaella, ancora assieme questa sosta ci ha rinfrancato moltissimo e corricchiamo in quasi scioltezza la cosa mi riempie di ottimismo, anche l’addetto alle borse con i cambi ci ha tirato su, “dai da qua in avanti è piu’ facile” il grosso del dislivello è fatto…. marameo.
Parte il Neander-trail gemello corto, e un branco di cavalloni, freschi freschi, rischia di travolgerci, davanti a tutti Matteo Ghezzi che fa arrivare i talloni dietro alle orecchie i primi tre sono impressionanti per davvero, belli da vedere per davvero vorrei essere una mosca e senza dar fastidio appollaiarmi sul groppone di uno di questi purosangue per vedere l’effetto che fa correre forte in mezzo ad un bosco, bravissimi li facciamo passare tutti finchè un atleta veterano con un sorriso a 32 denti ci dice "sono l’ultimo", bravo anche lui avrà almeno 65 anni ed è li in braga corta e zainetto a godersi la natura … chapeau.
Inizia una lenta discesa che attraversa un territorio decisamente monotono e non può essere diverso, si scende di quota, lungo la strada incontriamo nuovi compagni di viaggio Emilio in compagnia di Simone e altri che un attimo perdi e l’altro ritrovi.
Siamo stanchi,la luce sta lentamente saturando i colori,il tramonto avanza, giu’ a Cap D’Ail c’è già chi è arrivato primo in metà del nostro tempo e sta comodamente dormendo nel suo sacco a pelo, riusciamo a correre ancora ed anche le gambe rispondono ancora discretamente.
Il territorio è decisamente più bruttino, sembra la nostra collina, attraversiamo boschetti di faggio e calanchi senza un briciolo di verde, ma si và avanti fra una chiacchera e l’altra, il bello di queste gare è questo spirito che unisce nella buona e nella cattiva sorte, assieme ci si sostiene e si cammina, arriva il buio e con quello finalmente il quarto ristoro Col de l’Ablè 74,8 km bruciati 4.163 metri D+, siamo stanchissimi questo CRO è durissimo e caldissimo una gara ad eliminazione, la montagna di pettorali che stringe in mano il volontario davanti a noi è lì a testimoniarlo, nessuno parla di ritiro, ma so benissimo che tutti almeno una volta un pensierino sul merito l’ha fatto.
Arrivano anche Max e Silvia proprio mentre ripartiamo, mi piacerebbe aspettarli, ma sono al limite non posso fermarmi piu’ di tanto, non riuscirei piu’ a riprendere il mio motore se si raffredda troppo non riparte più.
C’infiliamo decisi in uno stretto sentiero con la frontale ben infilata in testa vestiti per la notte, ma dopo un attimo ci spogliamo completamente rimanendo ancora in mezzemaniche, è più caldo che di giorno, è un sentiero di sasso bianco completamente esposto a destra e sarà così per un bel po’ di km, addirittura corro non voglio perdere il treno di Franco e Raffaella.
Sarà una lunga corsa nella notte, ora è il momento di stringerei denti cala un silenzio di tomba, siamo tutti vicini, facciamo gruppo ma nessuno parla ogni tanto un piccolo commento, ma sapere di essere in gruppo aiuta tantissimo, azzarola…. extreme race te la sei voluta ? Ed allora avanza, è gara durissima molto piu’ di quello che pensavo e il peggio è ancora a venire, nella notte francese di fronte a noi appaiono le lucine rosse di un gruppo di antenne è là che passeremo Cime di Gallian, ma ci vorranno ore ancora.
Sorpresona !!! Quella favolosa riga gialla che il buon Pietro ci ha fatto vedere in diapositiva è una paurosa discesa su una roccia friabile ed instabile, una roba perfetta per due gambe legnose da 80 km in groppa, è una discesa incredibile “metterete il culo a terra”, confermo messo e rimesso.
Per fortuna davanti Franco è stato un perfetto apripista, attento ad indovinare le balise molto scarse e nascoste.
Ho tenuto botta, ho resistito con i denti e dopo l’ennesimo scivolone finalmente le luci e il ristoro dove mi sono avventato su un ottimo brodo caldo e purè, eravamo tutti cottissimi, siamo scesi a 740 metri e siamo al km 94, ci guardiamo in faccia e ci diciamo “non esiste” sulla nostra destra il terribile Baudion e la sua cima lassù a 1.237 metri, arrivano anche Silvia e Max che si fà ? Si parte naturalmente e tutti assieme abbiamo 8 ore di tempo per 18 km, cazzarola a costo di avanzare sulla lingua, ma questo CRO si ha da finire.
Iniziamo a salire e subito bastano pochi passi per capire che roba è questa salita praticamente attacca in verticale davanti Max che riesce ad essere in allegria anche sotto fatica, poi io e dietro Silvia a seguire tutto il resto del plotone, una fatica bestiale si gira un tornantino per volta ed ad un certo punto si apre il bosco e mi ritrovo esposto sul vuoto a sinistra.
Sarà la stanchezza, ma mi trovo in difficoltà chiedo aiuto a Silvia che mi supera e mi guida col suo passo tranquillo.
Ha ragione chi dice che l’esposizione di un sentiero e il senso di pericolo è soggettivo,ogni individuo la vede a modo suo e recepisce il messaggio individualmente, ma io so che lì se scivolavi erano caxxi amari insomma non si aveva da fare, ma piano piano siamo saliti in cima arrivando a 1.237 metri saranno 497 i metri di dislivello un paio di lm scarsi 1 ora e 45 minuti di fatica bestiale.
In cima una capra nera mi guarda come fossi un marziano sbucato mentre albeggia sul suo regno, subito ci buttiamo nella discesa tanto decantata e pericolosa, ma non mi sembra più di tanto lo è stata molto di più la precedente adesso abbiamo solo voglia di arrivare.
Scendiamo velocemente Silvia si ferma un attimo a bendare il ginocchio del Max sosta ai box ci dicono di procedere e così facciamo sentiamo l’arrivo dietro l’angolo.
Giriamo attorno alle antenne e scendiamo velocemente verso Montecarlo sbucando finalmente a fianco di un campo da golf è finita naturalmente no! ci fanno girare e salire scendere per almeno altri 5/6 km per poi finalmente raggiungere stremati la spiaggia, corriamo sotto il gonfiabile felici buttandoci in mare poco dopo...fantastico l'acqua fredda è un toccasana meraviglioso.
Finisher dopo 28 ore e 28 minuti ha ragione la Raffaella alla fine rimane solo una cosa avere finito questa corsa dalla montagna al mare.
Ci saranno giudizi pesanti su questa gara, ma ragionando a mente fredda niente di quello che è stato non ci era stato detto, l'unica cosa che mi permetto di criticare è l'autosufficienza alimentare corretto avere ognuno il proprio cibo e soprattutto l'acqua, ma quando di dice che qualcosa sarà presente ai ristori questo deve essere fatto sia il primo che l'ultimo devono poterne godere.
Sicurezza? Era presente lungo il percorso ? Io ho visto un'auto medica soltanto e forse altre c'erano, ma io non le ho viste in giro, non so come era pensato il soccorso di un eventuale infortunato, la mia non vuole essere polemica, forse tutto era previsto e anche in maniera funzionale, ma io non mi sono sentito sicuro, forse noi trailer italiani siamo troppo coccolati, penso alle vie di fuga studiate dal Kappadocio agli elicotteri in preallarme al CAI presente ovunque.
Però questo CRO è gara speciale vuole fatta e conquistata e io dico di farla... finirla e se volete criticarla.
Ora mi riposo per davvero perchè stavolta la fatica è stata tanta, rimangono solo ricordi fantastici il resto è spazzato via da una doccia calda e un giorno di riposo, rimane solo il viaggio con gli amici, la corriera veneta il mare e un ricordo da finisher.... il resto non conta.
Dante
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Grandissimo Dante, aspettavo i Vostri commenti x decidere se farla il prox anno, che mi dici sui tratti esposti, io sono fifone come te, in compagnia si supera ma da solo non credo, sono tanto lunghi? comunque si capisce benissimo quanto è dura ma anche quanto è bella, ciao Campione
RispondiEliminaMitico spesso ti ho pensato, e adesso cosa gli racconto al Danilo ? Si ci sono tratti esposti in diversi punti alcuni brevi alcuni lunghi, in particolare può dare fastidio la salita al Giaure una verticale ma sono 100 metri, la diagonale dopo il terzo ristoro lunga almeno un paio di km e la salita al Baudon. Però sono convinto che se le ho fatte io le puoi affrontare anche tu tranquillamente. Anche Resentin che soffre di vertigini si è bevuto tutto senza nessun problema...quindi non hai scuse Mitico questa gara è un'avventura incredibile si ha da fare punto
EliminaCiao Roberto, bel racconto, l'ho letto tutto d'un fiato.
RispondiEliminaE' stato un vero piacere condividere con voi la seconda metà.
Scusami se dopo il Baudon sono andato avanti ma ero davvero stufo, avevo in mente solo di chiuderela nel più breve tempo possibile e non riuscivo a pensare ad altro... mi sono messo a correre ovunque, credo di aver anche superato una ventina di persone, ora però un pò mi spiace, sarei arrivato volentieri con voi.
Speriamo di vedereci presto
Ciao
Simone
Grande Simone... non ci pensare nemmeno un attimo a scusarti, notevamo il tuo passo in salita nulla a che vedere col nostro, hai qualche anno di meno e un quintale di forza in piu'e si vede :-)
RispondiEliminaE' stato un piacere condividere con te una parte del percorso, ma quando si vede gli ultimi km si ha solo voglia di arrivare ti capisco benissimo, anche perchè gli ultimi erano (tolto la discesa dal Baudon) veramente orribili.
Alla prossima Ciao
Confermo: il racconto è bello. Credo che in queste gare estreme trovare la compagnia giusta possa davvero fare la differenza tra il mollare e l'arrivare, ma per trovarla bisogna pure saperla cercare e tu trasmetti allegria e voglia di mettere un passo davanti all'altro. Bravò!
RispondiEliminaCazzarola che racconto!!!!
RispondiEliminaIn parte, un pò d'invidia l'ho provata, ma d'altronde sono stata codarda a gennaio quando c'era da fare il CLICK e forse forse col senno del poi è stato meglio così per quest'anno, ma l'anno prossimo...col piffero che resto a casa!!!!!
Ora giro il tuo link al nuovo 'compagno di avventure' e vediamo cosa salterà fuori!!!!
p.s. ....vedi che ci sei arrivato a fare il bagnetto????? :-D
@Barbara ti ho pensato, non sei stata codarda è che certe scelte vogliono fatte in apnea se ci si pensa s'innesta la saggezza e quella ti frega :-)
RispondiEliminaQuesta gara la puoi affrontare tranquillamente, e ti dirò di più questa è la GARA punto. E' difficile, tecnico, meraviglioso chi ama questo giochino, chi ama l'ultra trail la deve fare.
Si ci sono arrivato a mettere i culo in acqua :-) Non mi sembra neanche vero, il prossimo anno toccherà a me fare il tifo per L'Abate Barbara
MI sono letto tutto il tuo racconto, il fluire delle tue emozioni, la fatica che si fa sofferenza, il proponimento che si rafforza, i chilometri che scorrono, le salite che si appianano, le discese che si avvallano. Le paure che incoraggiano e rendono saggi. L'arrivo, Il mare. grazie.
RispondiEliminaTutto bene? A.
RispondiEliminaBravissimo! Mi scuso per averlo letto solo adesso! Se riesco a realizzare il magazine di gare di corsa/triathlon ti chiederei il permesso di pubblicarlo!Nel frattempo AUGURONI E DI NUOVO COMPLIMENTI!!!!!
RispondiEliminaChe scarpe consiglieresti per una gara cosi' a un "fuscello di 85 kg."? sia come modello che taglia: una taglia in piu' o oltre? Grazie , Alberto.
RispondiEliminaMah!!!! Guarda per le scarpe a me si è aperto un nuovo mondo negli ultimi due anni, io mi sono iniziato ad interessare alle scarpe minimaliste prima su asfalto poi anche nei trail con un grande beneficio per la postura in pratica ho iniziato ad adoperare scarpe con basso differenziale tallone punta e mi sto trovando benissimo.
Eliminaio per il CRO ho adoperato PURE GRIT della brooks il mio numero è un numero secco piu' grande di quello giusto porto 42 uso 43 io arrivo sempre dai trequarti in giu' quindi per me il CRO sono 28 ore quindi il piede tende a gonfiarsi e a dilatare dopo tante ore sulle gambe.
Darti un consiglio è tutt'altro che facie ... diciamo che per le gare lunghe tipo CRO io ho usato anche CASCADIA sempre BROOKS molto piu' ammortizzate.
io peso 75 kg per 180 cm neanche io sono propriamente un fuscello :--) se ti vuoi avvicinare ad una corsa piu' naturale fallo molto gradualmente io ho iniziato con le scarpe da portare tutti i giorni prese al decatlhon con due lire ..
in bocca al lupo e se hai bisogno chiedi pure