Se non ci provi hai Perso ancora Prima di Partire !!!
E se arrivi in fondo, hai Vinto Sempre e Comunque.

Beppe GM & Gert dal Pozzo

lunedì 11 luglio 2011

Ventasso 2011

Troppi i chilometri sotto i miei sandali..e già,  è giunto il momento di rallentare per davvero.

Ieri chiaro segnale di affaticamento durante la Ecomaratona del Ventasso, una gara dura, al confine tra Eco e Trail, superba come percorso, perfetta come organizzazione.

Giunta alla sua nona edizione, i ragazzi di Busana hanno servito un piatto ricco di condimenti e di allegria sembra sin quasi tutto normale e tutto facile dal gran che questa organizzazione scorre fluida e ben oliata.

Ed invece chi di corse mastica e capisce sà la fatica che comporta muovere i motori di una gara simile.

L’accoglienza è la solita che solo questa Ecomaratona riesce a riservare, è un intero paese che ti accoglie.

Si ragionava tra noi utenti di questa festa, come questo piccolo borgo tramite la sua gara abbia valorizzato in maniera perfetta il proprio territorio… roba rara nel nostro paese, ci ricordava Vincenzo uno dei babbi di questa festa dello sport, che molti ragazzini che servivano piatti di pasta al pomodoro correndo indaffarati, sono nati assieme alla maratona e che di essa si sentono parte integrante… per questo e per il tanto amore che si sente e si vede arrivando a Busana questa gara non può che avere lunga vita e non può che essere la regina di tutte le ECOMARATONE.

Veniamo alla gara, partenza alle 8e30 dopo una veloce spunta degli atleti, la giornata si presenta come tutti si aspettavano calda subito dal mattino sarà difficile già lo so, ma ancora non so quanto sarà difficile.

Partenza e via solita passerella per Busana tra i tanti applausi dei tanti volontari e dei cittadini che mattinieri prendono il fresco incitando la scia festante subito veloci assieme al Kappadocio e al Mitico Jane, ma subito capisco che è meglio lasciarli andare altro passo il loro io corro assieme alla Donatella mia complice oramai in tanti trail.

Subito il patatrac, bisogna stare sempre attenti agli appoggi ed invece io ho la testa fra le nuvole e swisss radice piena con atterraggio hard e per completare l’opera la Dona si gira per chiedermi come va se tutto è a posto e trac mette male l’appoggio girandosi la caviglia.

Ma porca vacca chi ben comincia Triste

La Dona è una tosta  e anche se molto dolorante tira dritto io mi adeguo al suo passo e le faccio compagnia volentieri ha male e si vede, vediamo come andrà a finire proseguendo.

Completato l’anello di 12 km si scende velocemente per un breve tratto per poi iniziare a salire  davvero…. tra il 14 e il 15 km  inizia il TIRONE , la Dona ha ripreso coraggio e morale e cambiamo ritmo iniziamo a salire abbastanza veloci con passo costante e deciso e i risultati si vedono subito, superiamo tanti atleti che hanno esagerato col ritmo iniziale ed ora pagano, mi sembra di arrivare in cima in un attimo.

Amo questo tratto duro senza attimi di respiro, immersi in un bosco molto fresco quasi tutto in ombra… i ristori si susseguono dando un ottimo supporto idrico, nulla da dire questa è un’organizzazione da professionisti.

Arriviamo al lago e con una rapida sosta al ristoro attacchiamo la salita verso la Croce di Ferro e subito veloci si continua a spingere, ma già un pò meno della Dona che costante và su con un passo montanaro che vorrei seguire, ma non riesco.

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Sono 2 km durissimi si sale 300 metri secchi su un pratone fantastico, la fatica è grande e si fà sentire per davvero, tutti in fila il serpentone và verso la vetta che finalmente arriva, ho le gambe reattive, ma sono stanchissimo decido di non fermarmi nemmeno un attimo un veloce sguardo allo stupendo panorama e via giù in discesa.

Aggancio la Dona in discesa gli lascio fare il passo nella speranza di tenerlo cerco di correre sciolto… almeno ci provo.

La discesa scorre veloce attraverso boschi e pratoni  che ben conosco e ben presto mi rendo conto che la mia compagna di viaggio nonostante una caviglia pesta và piu’ forte di me le dico di andare e dopo il ristoro dei 30 km la perdo giustamente e definitivamente.

Devo stringere i denti, mi arriva una crisi bella pesante, i tratti al sole sono una tortura non mi era mai capitato, il cuore và subito sù, io ho bevuto litri d’acqua e altrettanta me li sono versati addosso, decido di camminare un pò ed alterno corsa in discesa al passo in salita, ma spesso e volentieri anche nei tratti piani.

Per fortuna incontro un compagno di viaggio di Modena vede la maglia del Malandrino e si attacca discorso è stanco anche lui e assieme decidiamo di dividerci i km restanti sarà un’ottima scelta spero per entrambi, ma per me sicuramente.

Supero il momento più buio e dopo il campeggio facciamo l’ultima salita di buon passo riuscendo a correre gli ultimi due km quasi sempre di buon ritmo e finalmente l’arrivo in 6 ore 55 è minuti minuto piu’ minuto meno lo stesso tempo dell’anno scorso, ma con tanta fatica in più.

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All’ arrivo trovo Fausto e Giovanni decisamente piu’ veloci di me e la Dona che mi fà vedere una caviglia  nera e gonfia, mamma che tosta ha stretto i denti ed è arrivata 10 minuti prima di me… bravissima, mi ringrazia perchè dice che l’ ho sostenuta in realtà solo con la sua grinta e la sua forza è uscita dallo stallo … chapeau bravissima.

Poi inizia l’attesa della Crucca sapevo che difficilmente avrebbe rispettato le 8 ore di tempo massimo, però un pò ci speravo è stata bravissima e in 8 ore e trenta minuti ha chiuso una fatica immensa.

Inserisco la foto dell’arrivo del primo il marziano Pigoni è una foto stupenda che mi piace un sacco e che mi lascia un buon sapore in bocca … finchè ci saranno questi  arrivi il trail sarà il mio sport preferito.

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Ecco se devo trovare un neo è il tempo massimo, 8 ore su questo percorso è poco e tanti sono i trailers giunti tra le 8 e le 9 ore, almeno 20 atleti tra l’altro accolti con gli onori del caso con la medaglia e gli applausi strameritati, rimanere ad applaudire gli ultimi è cosa grande io lo so bene perchè spesso ultimo sono Sorrisoe quindi mi chiedo visto che si è tutti lì comunque perchè non allungare di un’ora il cancello d’arrivo ?

Grazie a voi tutti decine di volontari dalla maglietta rossa che ci avete coccolato per due giorni e lunga vita alla Eco del Ventasso la Regina di tutte le Ecomaratone una cosa è sicura se la salute lo permette io sarò lì puntuale al via per godermi nuovamente la mia cavalcata verso la Croce di Ferro.

Concludo con l’impegno di riposarmi per davvero… appunto troppi i km sotto i miei sandali.

Buone corse tra i boschi.

Dante

martedì 5 luglio 2011

Sperimentando KHARHU shoes

Il male al tendine achilleo oramai la fà da padrone assoluto del campo, morale si corre sempre con dolore costante, un classico purtroppo… il male diventa storia stabile e cronicizza.

Quindi bando alle ciance e alle lamentele i miei allenamenti e le mie gare sono fatte di dolore sempre presente che può essere accettabile, ma anche così forte da fermarsi, dico questo e lo racconto perchè ho provato ancora una volta a cambiare scarpe, fidandomi di chi ha più esperienza di me, nel mio caso un negoziante modenese che mi ha consigliato un paio di scarpe da strada che è un pò che avevo adocchiato…. queste




Karhu test,

Ho fatto il primo allenamento un tapascio progressivo, partenza lentissima per scaldare il tallone infiammato e via sempre in crescendo fino a scoppiare in tutto quasi 13 km finiti a 4e40 il massimo a me consentito.

Peso dichiarato 283 grammi molto leggere e si sentono adatte ad un runner leggero, non me insomma, ed invece la sensazione è a dir poco eccezionale il tallone è libero dalla classica conchiglia quindi nessun sfregamento inutile e infiammante, poi il baricentro della scarpa è molto avanzato e questo comporta una corsa sull’avampiede anzichè sul tallone.

Il tallone è svasato leggermente obliquo in modo che l’appoggio sul tallone è ritardato… insomma tutto studiato per scaricare i tendini, per ora un’ottima sensazione da 10 e lode vedremo il proseguo con l’accumulo dei km vi dirò se funzionano veramente.

Domenica prossima Ecomaratona del Ventasso la mia seconda volta…. vi racconterò, naturalmente per sentieri si correrà con altre scarpe piu' idonee per sentieri.

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Ciao a presto tra i boschi.

Dante

martedì 7 giugno 2011

IL MIO INDIMENTICABILE “MALANDRINO”

Era iniziata male questa avventura, mai come stavolta in partenza le sensazioni erano così “nere” l’ultimo test per provare il tendine non mi aveva convinto, solo dopo 10 km l’ infiammazione aveva iniziato a dire la sua e a far male, sapere che di km ne devi fare 70 + la sciocchezza dei 5000 metri D+ mi faceva pensare al peggio.

Partiamo sabato pomeriggio, io Mauro e Agno in arrivo da Parma, faremo la strada fino a Prato assieme in un’unica macchina invece la Crucca ritirerà ciò che resta di noi all’Abetone per riportarci poi a Prato.

Al ritiro pettorali ci accoglie un accurato controllo degli zaini e del materiale obbligatorio, tutt’ attorno è un brulicare di Malandrini e Malandrine all’opera, questa gara è in linea ed affronta tratti di sentiero su un crinale tosto che io in parte conosco già e la parte che conosco io è la meno difficile e non nascondo che per me questo è fonte di preoccupazione temo i sentieri stretti di montagna ho da sempre paura del vuoto.

La partenza a mezzanotte fà quasi “avventura” da sola, ma ha il difetto di lasciarti un’ enormità di tempo da riempire, cè chi riesce anche a dormire, ma i piu’ sono persi in chiacchiere e ultimi preparativi.

Mi sono preso due paia di scarpe e dopo avere attentamente valutato quelle da mettere ho scelto il terzo paio Sorrisoquelle che da qualche ora avevo ai piedi e che a ben pensarci non mi facevano scatenare il male al tendine le mie vecchie “CASCADIA” e sarà un’ ottima scelta.

Poi finalmente ci troviamo tutti sotto il gonfiabile nel parco di Galceti dove i pratesi di passaggio ci guardano incuriositi, si chiedono chi sono quel branco di scalmanati con zaino e luce in fronte che si vedono in giro per il parco e quando lo imparano non ci vogliono credere a piedi fino all’Abetone !!!! Già prima di partire io e Mauro ci guardiamo in faccia e ci chiediamo quale sarà mai quell’insano meccanismo mentale che ha innescato questa fantastica follia, la risposta la conosciamo, l’avventura la voglia di mettersi in gioco vedere cosa c’è più in là del proprio limite… abbiamo avuto il tempo di riflettere, durante il nostro lungo viaggio, su quanto sia incredibile il corpo umano ed io aggiungo e mi stupisco di quanto sia incredibile il MIO corpo umano che ha voglia di lottare e spingermi accompagnandomi in queste incredibili fatiche.

Ore 24 e un colpo di pistola sparato dal babbo di tutti i malandrini il toscanaccio ricciolone detto Kappadocio dà il via alle danze e tra urla liberatorie si parte verso la meta, ho ancora la frontale spenta. vivo di luce altrui e mi colpisce vedere che in soli 1000 metri scarsi dal via là davanti cè già chi mi ha staccato di 300 metri abbondanti è la gara dei primi i “NON UMANI”.

Poi si inizia a salire verso la collina di Prato conosco la strada già fatta nel mitico TA notturno, procediamo serrati in gruppo, tutti più o meno alla stessa velocità in fila indiana affrontiamo il primo dei tanti single track che troveremo da qui innanzi io stò con Paolo Mauro è in forma smagliante ha un altro passo e presto lo perderemo di vista.

Arriviamo in vetta al primo monte “Le coste” dove sorge il mausoleo Malaparte già sotto la vista si apre su Prato e le sue mille luci stò bene è una notte fresca mi sono messo i manicotti dono dei Malandrini che fanno egregiamente il loro lavoro, mi guardo gli zaini degli altri e sono tutti enormemente più piccoli del mio, ma perchè ? Il mio è sempre strapieno e quello degli altri no, prima o poi capirò dove sbaglio.

Arriviamo sulla Collina di Schignano al primo ristoro dove il mitico Rundi dirige le operazioni, ci salutiamo allegramente e via si riparte, ben presto arriviamo ai piedi della salita dello Javello la prima vera asperità che dal 6/7 km ci porterà in quota al 15 km questa è una salita che fà del male, ma tutto fila incredibilmente liscio si và su in fila indiana io mi attacco alla Raffaella ragazza ben piu’ brava di me tiene un bel passo costante e deciso mi piace (il passo naturalmente Sorriso ) lei non lo sà e forse non lo saprà mai, ma sul Javello mi ha permesso di centrare perfettamente il ritmo e mi bevo il salitone quasi senza fatica unico neo… il tendine inizia a incazzarsi è la salita.

Poi la prima discesona “Le Cavallaie” due parole per dire che il balisaggio di questo traill è stratosferico bravissimi, ma bravo in particolare il Malandrino Gaggio che ha montato il tutto, ogni deviazione è segnalata da triangolini fosforescenti con il vertice girato verso la direzione da prendere ed inoltre in alcuni tratti ritenuti pericolosi il sentiero era illuminato da potenti luci bianche … un plauso agli organizzatori e alle loro facce stanche, hanno lavorato con tanta serietà e il risultato si è visto, eccome se si è visto.

Vivere un bosco di notte è fantastico ed attraversarlo correndo ancor di più, ma occorre massima concentrazione, bisogna prestare attenzione a dove si mettono i piedi il primo a cadere è Paolo che per fortuna ha riflessi da gatto e mette le mani avanti riducendo al minimo i danni, poco dopo incontriamo anche Mauro reduce da un discreto ruzzolone che decide saggiamente di correre in discesa piu’ piano e di mettersi al nostro passo almeno fino a quando non ci si vede.

Arriviamo a Cascina di Spedaletto non prima di aver sudato sulla salita dello Straccalasino siamo in forma e in anticipo di un’ora sul cancello sono le 4 di mattina e abbiamo corso per 21 km a parte il male al retro tallone và tutto bene ci spariamo un bel pò di cibo solido riempiamo il camel bag e via la strada lè lunga.

Con una serie infinita di saliscendi arriviamo al terzo ristoro a Collina di Pistoia … il male è continuo, sono indeciso sul da farsi sembra un dolore stabilizzato che si potrebbe quasi controllare… confinare…. riesco a correre ancora discretamente sciolto ho mille dubbi la testa direbbe fermati a Pracchia il cuore sarebbe lassù sul crinale dovrò decidermi presto, al ristoro un addetto ci comunica che il crinale sarà chiuso per ragioni meteo si farà una deviazione che porta 7 km in piu’ di strada, notizia funerea … io ad essere sincero sono quasi contento a me quel crinale fà cagare addosso.

L’alba sbuca improvvisa e il bosco si risveglia, il canto degli uccellini diurni risuona tra gli alberi cambiano i rumori è una magia che si rinnova e stavolta i sono lì a godermi lo spuntare del sole lentamente laggiu’ tra le colline è un’iniezione di fiducia ed è il momento di spegnere le frontali.

Arriviamo a Pracchia e ci troviamo circondati da decine di atleti che si stanno preparando alla gara gemella la Malandrinata, in pratica l’intera seconda parte della lunga 35 km partiranno alle 8e30.

Io ho deciso tiro dritto, trovo anche il Beppe che sta lentamente recuperando il suo infortunio scambiamo due parole mi incoraggia e mi sprona e il suo sorriso mi spinge ancor più ad andare avanti, via si riparte ora lo sappiamo bene….. i giochi si faranno duri.

Imbocchiamo il sentiero 33 ed inizia una salita dura che non lascia respiro, sono grossomodo 10 km tra boschi da favola e faggete incredibili la fatica si inizia a sentire , ma oramai la strada è imboccata e siamo arrivati al punto in cui si perde il fisico, ma subentra la testa …quella dura, ostinata e chiunque abbia fatto trail sa cosa voglio dire, si arriva a vivere in una specie di bolla dove ci sei tu e la tua fatica e non senti piu’ nessun dolore e ti godi il tuo momento magico fatto di odori di bosco di positività, e si và avanti un passo e un’altro ancora, avendo già la consapevolezza che si arriverà in fondo.

Ad un certo punto alle spalle uno scalpiccio è il primo della malandrinata Matteo Ghezzi … non è un umano è impossibile la salita è almeno un 30% e questo corre mi affianca e con un sorriso a 32 denti mi dice buongiorno e scompare all’ orizzonte così come è arrivato … e vabbè proprio un’ altra storia, per la cronaca l’ultimo dei malandrini “corti” ci supererà a 2 km dall’arrivo in pratica ci hanno superato tutti, escluso naturalmente i tanti ritirati e fermati ai vari cancelli che mi dicono sono stati tantissimi.

Arriviamo al Rifugio del Montanaro dopo un’interminabile fatica tanti i trailers con la faccia stanca a spararsi pane abbrustolito condito con ottimo olio pomodoro, mi sparo tre bicchieri di coca cola ci cambiamo e via abiti asciutti altra storia da qua in avanti non troveremo più nessun albero fino all’arrivo, imbocchiamo il sentiero 00 e iniziamo a percorrere un sentiero obbligato su un fantastico crinale che ci porterà in un paesaggio da sogno fino al lontanissimo Passo del Cancellino oramai sono piu’ di 12 ore che siamo sulle gambe e ancora si corre in discesa discretamente , finalmente davanti a noi il rifugio Duca degli Abruzzi.

Laggiù lontano il famigerato crinale il gran finale, il cuore batte forte devo vincere la paura non posso perdermi questa cosa… non esiste, arriviamo alla Croce Arcana penultimo ristoro ore 12e30 abbiamo 1 ora e mezza di vantaggio sul cancello, ma là in fondo incombono le nubi nere minacciose il Kappadocio e Rundi radio in mano sono in collegamento col soccorso alpino e il CAI.

Il Kappa mi guarda e mi chiede come vanno le gambe, “Perfette “ rispondo io “ E allora fatti stò crinale e vedi di arrivare all’Abetone” e si riparte di corsa il dado è tratto corriamo e Mauro urla “Ora Dante noi si aggredisce stò cazzo di crinale”, evidentemente il crinale era ancora la via per l’arrivo e le notizie arrivate non erano corrette.

Noi tre saremo gli ultimi a passare il cancello sarà chiuso in anticipo causa pericolo maltempo, saranno tanti i delusi, ma penso sia giusto così… chi ha la competenza e la responsabilità deve decidere ed io avrei accettato seppur a malincuore qualsiasi stop, anche perchè è la mia vita che rischio in cresta se arriva il maltempo per davvero.

Ed è subito di nuovo salita Cima Tauffi poi finalmente il vero crinale … favoloso essere lassù e guardarsi attorno Mauro è in gamba sa de miei problemi e mi fà da chioccia, per ora vado bene il sentiero è stretto e a destra e a sinistra il pendio è fortemente in pendenza, ma riesco ad allontanare la paura cammino spedito e finalmente mi godo il panorama, a sinistra le nuvole nere incombono e risalgono verso la cima il vento è calato e questo aumenta la preoccupazione.

E ancora si va sù… azzo… il Malandrino Ricciolone micca scherzava, qua lè dura davvero, arriviamo alla discesa dell’Omo Morto, apperò bella discesetta dall’appoggio sdrucciolevole fortuna che si gira al largo, finalmente il punto critico la parte esposta che non mi fà dormire la notte ci sono un bel gruppo di volontari, tiro fuori gli attributi e via quasi in scioltezza….. quasi in scioltezza, diciamo con postura un po’ curva poi ancora 50 metri un po’ complessi e via… ho sconfitto il mio Demone e vinto la paura sono stanco, ma al settimo cielo.

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Lassù il Monte Rotondo la cima piu’ alta del Libro Aperto è una salita quasi verticale mi prendo un attimo di respiro sono nel punto più alto mi siedo girandomi verso valle, capisco perchè a Beppe gli luccicano gli occhi quando parla di questo sentiero la vista è incredibile si vede la traccia del crinale che si perde laggiù, è favoloso ed è tutto sentiero che abbiamo pestato semplicemente fantastico.

Il resto è solo gioia e stanchezza e soprattutto discesa, finalmente discesa verso l’ Abetone ci raggiungono le scope che liberate dagli ultimi atleti fermati dai cancelli hanno spinto sul gas, il mitico Antonio un ragazzo fortissimo grande atleta e bella persona e Massimo con Donatella scopa della Malandrinata ci viene incontro anche Nikos e tutti assieme corriamo fin sotto il gonfiabile della piazza tra urla di festa e incitamento…. bellissimo… gli ultimi accolti come i primi …. 16 ore e 28 minuti di emozioni forti per chiudere una gara che a mio parere è la piu’ dura e difficile che io abbia mai fatto, per la cronaca 5 minuti dopo il nostro arrivo si scatenerà un autentico inferno d’acqua, se questo fosse capitato in cresta in testa agli ultimissimi stanchi atleti sarebbero stati dolori, sia per chi correva, ma anche per le scope e i vari volontari appollaiati sulla montagna.

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Ed anche il Malandrino se ne è andato con le sue paure e tutto ora sarà solo ricordo emozioni messe in archivio pronte ad essere ripescate per inumidire gli occhi e far battere il cuore.

Alla prossima corsa… la piu’ bella di tutte

Dante

lunedì 2 maggio 2011

Abbots way 2011

Iniziamo così perché è bello e lo è talmente tanto che ogni volta lacrima l’occhio.

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L’ arrivo a Bobbio  assieme all’amico Gaggio ed alla mia sinistra Antonio 2° nella classifica finale tappa doppia  che mi ha fatto l’onore di accompagnarmi al traguardo …. semplicemente un grande, alla destra di Gaggio l’amico Rundiamo che ha stretto i denti ed ha corso la sua frazione nonostante gli acciacchi … grandissimo anche lui.

Finisher !!!  Già… 65 km al sabato + 60 km alla domenica 125 km da Pontremoli a Bobbio in un continuo vortice di emozioni 22 ore 52 minuti e 14 secondi di… pensieri… sensazioni estreme…. sconforto… gioia…. tutto questo regala questo incredibile sport che fà conoscere ogni volta persone nuove e  che ogni volta ti fà guardare dentro, spremendoti lasciandoti alla fine sin quasi inebetito, stravolto, ma conscio di aver partecipato a qualcosa di grande.

Arriviamo a Pontremoli al Venerdì sera partecipando al rito del ritiro del pettorale con annesso pacco gara, il paese è già un fermento di trailers affaccendati nella ricerca di un locale dove rifinire il pieno di carboidrati.

Dopo essere stati respinti malamente da svariati locali troviamo una miserrima pizzeria …meglio che niente i gestori ci fanno capire che loro alle 21 vogliono chiudere, ma se proprio dobbiamo insistere nel rompere le balle un qualche tralcio di pizza ce lo danno, mamma mia manco gli avessimo chiesto di mangiare agratis , mah !!!

Comunque arriviamo belli stanchi ad occupare la nostra camerata nel bellissimo seminario di Pontremoli …. una salita micidiale con borsoni enormi (ognuno di noi puo’ vestire almeno tre atleti sia in tenuta invernale che estiva)  dormiamo in 8 in una stanza, Parmigiani e Bolognesi uniti in questa fantastica avventura… naturalmente russerò tutta notte allietando le poche ore di sonno che ci restano.

Sveglia ore 4e30 ritrovo ore 5e30 partenza ore 6 del sabato mattina ognuno con la sua meta… per me Paolo Agnos, Mauro, sarà tappa doppia da 65 + 60,  Riccardo abbinato ad un altro amico parmense il corsaiolo Federico uno che corre forte, Crucca in coppia con Giovanni, Fausto assieme a Roberto canoista estremo di Borgotaro appena conosciuto e accoppiato da Elio l’organizzatore, faranno la Twin team dividendosi a meta’ le due tappe che io faro’ per intero… decisamente la loro gara è piu’ umana.

La mattina nel buio della piazza siamo tutti lì in attesa del via…. gli ULTRAMAN della tirata unica 125 km senza fermarsi e noialtri ognuno immerso negli ultimi preparativi.

partenza

Foto del malandrino Fedele

Sono talmente sparso e affascinato da tutta la coreografia che accompagna queste gare che il via arriva all’improvviso e mi coglie di sorpresa non c’è più tempo di pensare si deve pedalare e via.

Dopo una breve corsa su asfalto con tanto di ingorgo da traffico presso un campo tiro con l’arco, iniziamo la salita verso la cresta del “Borgallo” in mezzo ad un bosco appenninico da favola.

salita al Borgallo

Poi la cresta, bellissima l’ ho tovata l’anno scorso in mezzo alle nebbie, la ritrovo con la stessa nebbia abbarbicata alla cima dello stretto sentiero splendido che ci porterà in una veloce discesa di  qualche km a Borgotaro, sto correndo e camminando (soprattutto camminando) con Paolo  Agnos amico parmigiano, lui ha qualche problema con lo stomaco, ma è più veloce di me sicuro e infatti dopo il ristoro di Borgotaro allunga il passo ed io saggiamente lo lascio andare.

Da Borgotaro a Bardi per me è tappa nuova il team twin dell’anno scorso con Fausto, mi aveva fatto conoscere solo le prime due mezze tappe sò che la seconda metà dei 65 km sono più duri … ma porca vacca così duri no…  non me li aspettavo strappi tosti non la dolce salita dei primi trenta km.

Faccio amicizia con Andrea Salernitano Doc, gran compagno d’avventura è un pò in difficoltà per una mezza contrattura guadagnata contro un qualche ostacolo naturale tra i tanti che il ricco menù Abbots offre, sarà il compagno perfetto per far scorrere i km che mancano a Bardi.

La discesa che arriva  al ponte di Bardi è veramente impegnativa almeno 2 km di single treck che assolutamente non si possono camminare per la forte pendenza  bisogna correre per forza, ora il castello lassù l’ultimo strappo e l’arrivo…. ed i primi 60 km sono andati, il tempo per un saluto ad Andrea un in bocca al lupo per i suoi 125 km e via sotto una doccia in palestra… sono stanco, ma non in maniera così drastica e definitiva mi fà male un pò tutto, ho solo bisogno di raffreddare i motori e pensare se è il caso di mettere dentro i successivi 60 km che mancano.

La sera si mangia in quel di Ponte Lecca tutti assieme, il  gruppo dei toscani Rundi, Fedele Gaggio il reggiano Nikos che ha un passo camminato da paura in pratica và piu’veloce di me camminando se si mette a correre un domani passa sopra a tanti garantito.

Rundi malandrino DOC zoppica i tendini infiammati…. conosco il problema è avvilito domani ha deciso di non correre, mi dispiace, Gaggio è indeciso ha fatto i suoi primi 65 km non ha voglia di farsi gli altri 60 dovrò fargli cambiare idea.

Vado a letto stanco ed anche un pò dolorante domani mattina la vedo durissima.

2° tappa.

Ci troviamo davanti al Castello che per questa edizione è no-limits chissà perchè forse sporcavamo ? Mah !

Ho male ai tendini e pessime sensazioni sono decisamente arrugginito, ci provo, ma sono poco convinto … partiamo come al solito di corsa attraversiamo il paese e iniziamo  a salire verso il monte Lama e la sua croce sono da subito in piacevolissima compagnia Stefania, che di solito mi passa sopra, ha male ai legamenti del ginocchio ed è costretta a gestirsi passo breve cioè il mio  Sorriso ci sono Gaggio e Fedele malandrini inside tutti in fila verso la cresta, la salita inpenna e velocemente arriviamo al pianoro   che già conosco quello della ECO della Valdarda favoloso pratone appenninico con cavalli al pascolo e panorami mozzafiato.

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Che spettacolo i cavalli  sono bellissimi e i puledrini curiosi si fanno incontro ai bipedi che camminano, bisognerebbe fermarsi e lasciarsi andare a qualche ora di riposo e contemplazione.

Malandrini al pascolo crinale Monte Lama  Abbots way 2011

Fedele e il Gaggio si godono il momento…. ohhh, ma quanto bello è sto trail.

Poi una veloce discesa ci porta al ristoro dei 15 km dove troviamo il Rundi e Nikos che ci fanno il tifo, ripartiamo verso Farini solo Gaggi che in discesa si diverte a mollare è sparito oramai è 10 minuti  avanti a noi-

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La discesa del Lama

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E si procede alternando cammino e corsa poi a 5 km dal cambio dei Twin di Farini la Stefania trova nuove risorse e trovato l’ assetto meno doloroso parte per dare il prima possibile il cambio alla Barbarella socia in attesa…. che tosta Stefania.

Fedele è un pò abbacchiato sapere che l’avventura in twin non sarà completata gli pesa pensa al suo compagno in borghese costretto a saltare ed invece no… a Farino sorpresona !!

Rundi in assetto da guerra parte tra gli incitamenti di tutti grande il malandrino. e grande Fedele era contento come un bimbo per il suo compagno ritrovato.

Veloce pit stop se mi fermo si raffredda il motore e non si parte più, Fausto e Giovanni che hanno già fatto partire i loro gemelli mi chiedono se me la sento… e me la sento si faccio due versi al Gaggio che sta “gaggiando” da qualche parte e via verso il ponte gobbo sono gli ultimi 30 cosa vuoi che siano Sorriso

Sono solo un pò duretti salita continua sino alla sella finale lassù che ci aspetta.

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Questa la foto di Fedele che ci ha accompagnato trovandosi in tutti i ristori.

E su sempre su fino alla oramai famosa Sella dei Generali

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Mamma mia…. un crinale largo con vista mozzafiato dietro tutte le montagne appena scavallate si dovrebbe correre …. si dovrebbe… lascio che Gaggio vada stà bene e la vista a destra là in fondo del mitico ristoro degli alpini, col loro celeberrimo minestrone, mi restituisce energia positiva …. incredibile 110 km mai una crisi seria inizio ad avere vibrazioni da finisher.

Mi scaraffo un piattone verduresco e mi trascino dietro il Gaggio che starebbe lì fino a stasera, ma mancano 15 km micca brustolini…. iniziamo a scendere in discesa Gaggio và via bello sciolto giusto così ha molta più gamba io devo limare non eccedere .

Alterno passo e corsa in discesa ancora abbastanza sciolto, altri volontari, tutti fantastici ben posizionati, organizzazione da dieci lode tutto perfetto, mi dicono solo 10 km evvai incontro un altro runner incredibile tappa unica ancora in giro tra l’altro fresco avrà dormito molto … non ho il coraggio di chiedere, poi un altro con un errore sul percorso di 13 km fatti in più naturalmente … imbufalito.

Ultimo ristoro frazione di Colli mi dicono 2 km di salita poi la famosa picchiata verso Bobbio me l’ha racconta  il mitico Beppe l’anno scorso ricordo bene le parole “paurosa da far con le gambe stanche” e se vale per lui ancor di più vale per me.

Poi la sorpresa giro attorno all’ ennesimo caseggiato e mi ritrovo un losco figuro che cammina zoppo e “chillè costui” azzo …. il Gaggio in evidente difficoltà e no porca vacca no…. cerco di spingerlo a  non desistere, ma di quel passettino ad arrivare ci si mette ore, addirittura si sdraia a terra, ha una coscia che balla da sola impressionante la mamma di tutti i crampi.

Poi improvvisamente appare là sotto lui…. Bobbio porca vacca che iniezione di adrenalina come bere 1 litro di caffeina… Gaggio ha male, ma non posso lasciarlo lì…. non esiste… lo tiro sù e lo incito con una marea di incoraggiamenti e gli devo avere rotto talmente i maroni che ci prova… gli dico “magari a correre fà meno male che a camminare” e qui il Malandrino Gaggio Gaggioli dimostra di che pasta è fatto, si fionda giù per la stretta pietraia , davanti a me ed io dietro a spronarlo corriamo per almeno un paio di km.

Fino alla fine di questo incredibile single treck spaccagambe, e dire gambe è parola grossa, rifiatiamo e corriamo sul mitico Ponte Gobbo…. ci sarà ancora il gonfiabile ? Percorriamo un paio di vie  e finalmente vediamo l’ultima stretta curva appena girato l’angolo Gaggio mi la mano … laggiù il gonfiabile e improvvisamente urla da stadio, ma per chi ? Per noi ?

Sì erano tutti lì toscanacci, parmensi, le socie la Crucca Giovanni tutti lì ad urlare per noi …. una gioia che si fà fatica a raccontare da quanto è intensa, mi vedo arrivare incontro Antonio che mi accompagna verso l’arrivo il 2° arrivato che festeggia gli ultimi tapascioni e Rundi che prende la mano del compagno malandrino….. mi sono commosso…. vacca boia se mi sono commosso… un arrivo così ti rimane piantato dentro tutta una vita … e Armando ed Elio con due facce da sonno incredibili…. stanchissimi, ma gli si legge dentro l’orgoglio  di chi sà di aver gestito la “gara perfetta” .

E finisce così quella che per me è stata una gara incredibilmente favolosa, dove tutto è andato bene…. ma che bello che è questo sport ragazzi ed io lo correrò finchè ne avrò forza.

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Buone corse tra i boschi

Dante

venerdì 22 aprile 2011

Malandrino By Night - 22 Aprile



un brivido freddo corre lungo la schiena......

...... gocce di sudore imperlano la fronte

ho aperto la porta sul lato oscuro dell'appennino.....

..... nulla sarà più come prima....



Se sarò ancora vivo..... vi racconterò